11 dicembre 2009

And all that jazz!

Trieste, 10 dicembre 2009 - Uno spettacolo elegante, raffinato, muscolare, sinuoso, sensuale; che altri aggettivi trovare? Solo il numero d'apertura, coi suoi movimenti precisi, puliti, minimali, lascia senza fiato, e vale da solo l'intero musical. E' facilissimo lasciarsi rapire dall'alchimia che si crea in questo Chicago, il musical di Kander & Ebb in scena in esclusiva nazionale al Rossetti di Trieste, nella produzione originale inglese (quella che sta inesorabilmente scalando le vette dei primi 10 musical più visti di tutti i tempi, sia a Londra che a Broadway). E' una magia che si crea pian piano tra i performer e i musicisti schierati in bella vista, che giocano, entrano nella storia, interagiscono con i personaggi, e - dettaglio invero non trascurabile - suonano divinamente. Uno spettacolo nello spettacolo. Chicago è fatto di nero e di luce: di nero come i costumi, elegantissimi eppure così essenziali; nero come la scenografia, fatta di una scala e qualche sedia; e di fasci di luce che scolpiscono corpi, sottolineano situazioni, definiscono ambienti e stati d'animo. Un musical fatto di musica - e che musica; di parole, asciutte, non ce n'è una di troppo; di coreografie - e che coreografie (non per niente sono di Ann Reinking, sullo stile di Bob Fosse, che le aveva create per la prima edizione del 1975); di trama, che sembra cucita addosso alla televisione di questi tempi strani, di processi in prima serata, di giornalismo trash, di assassini che diventano star.
Non mi dilungo sulla bravura del cast; è assolutamente superfluo, ma occorre citare almeno i protagonisti: Twinnie-Lee More (Velma Kelly), sottilmente snob; Miriam-Elwell Sutton (Roxie Hart), arrivista e caciarona; Gary Wilmot (Billy Flinn), senza scrupoli, con un sorriso e una classe grandi così; Adam Stafford (Amos), auto-ironico e irresistibile. Gli altri protagonisti si fanno ascoltare e guardare, tutti; e credetemi, c'è di che guardare, e c'è di che ascoltare.