19 aprile 2017

"Joe Gillis? Lo facevo già a 15 anni!" Michael Xavier, da Sunset Boulevard a Broadway, si racconta


Michael Xavier è l'acclamato protagonista maschile, nei panni di Joe Gillis, della produzione di Sunset Boulevard attualmente in scena a Broadway, al Palace Theatre, fino alla fine di giugno, al fianco di Glenn Close.
Con alle spalle ruoli importanti nei più grandi musical del West End, da Miss Saigon a The Phantom of the Opera, passando per Mamma Mia!My Fair Lady e tanti altri, con due nomination agli Olivier Awards per il suo ruolo da protagonista in Love Story e da non protagonista in Into the Woods, Michael Xavier ha accettato di rispondere alle nostre domande.

When and how did you decide to become a performer?Quando e perché hai deciso di diventare un performer?When I was 15 I did a production of Grease at school and I said to myself "this is what I want to do for the rest of my life!"
Avevo 15 anni, partecipai ad una produzione di Grease nella mia scuola, e dissi a me stesso: "Questo è quello che voglio fare per il resto della mia vita!"


What does it means to be a performer?
Cosa significa essere un performer?

It's a great honour to play a character in as story that helps an audience to think differently about the World or their lives and who we are as human beings. It's great for humanity to experience the arts and to be an artist is such a pleasure.
E' un grande onore recitare un personaggio in una storia che aiuta il pubblico a pensare il Mondo o le loro vite in modo diverso, a chi siamo come esseri umani. Per l'umanità è una grande cosa far esperienza dell'arte, ed essere un artista è un grande piacere.


What role did you like to play?
Che ruolo ti è piaciuto fare?

I've enjoyed every role I've played. I enjoy being diverse and I love comedy. Probably my favourite roles were The Wolf and Cinderella's Prince in Into The Woods as I got to be both dark and humorous in the same show!
Mi sono divertito in ogni ruolo in cui ho recitato, l'essere diverso... Adoro la commedia. Probabilmente i miei ruoli preferiti sono stati il Lupo e il Principe di Cenerentola in Into the Woods, dove nello stesso show recitavo una parte dark ed una umoristica!

What was the most difficult and the most funny moment in your career?
Quali sono stati i momenti più difficili e più divertenti nella tua carriera?

Cooking a meal whilst singing The Pasta Song from Love Story! That was very difficult! The funniest moment? There've been so many. Most recently singing Sunset Boulevard, sitting down at the very end of the song and putting my very cool sunglasses on. The glass eyepiece then fell out in one of the eyes! Not very cool at all!
Cucinare un pasto mentre cantavo The Pasta Song in Love Story! E' stato davvero difficile! Il momento più divertente? Oh, ce ne sono stati molti. Il più recente, quando canto Sunset Boulevard seduto, verso la fine del brano, e indosso i miei occhiali da sole da fighetto. Una delle stanghette si è infilata nell'occhio! Non molto piacevole!

You have played in musicals written by Webber, Sondheim, Schönberg... differences and difficulties about each one? 
Hai recitato in musical di Webber, Sondheim, Schönberg... differenze e difficoltà di ognuno?
They are all different and all have their difficulties but Sondheim is the hardest as he creates a vocal pattern and then often changes it the next time you sing it. So one note maybe flattened slightly or a rhythm slightly different. So challenging!
Sono tutti diversi e tutti hanno le loro peculiarità, ma Sondheim è il più difficile su come sa creare impasti vocali e quanto spesso cambia la volta successiva che lo canti... una nota un po' più appiattita, o un ritmo leggermente differente... Ogni volta una scoperta!

You first played Artie Green, now you are playing Joe Gillis in Sunset Boulevard... What does it mean this musical for you and your career?
Tempo fai hai sostenuto il ruolo di Artie Green, ora stai facendo Joe Gillis in Sunset Boulevard... Cosa significa questo musical per te e la tua carriera?

I used to sing this show in my bedroom at home as a teenager (15 years old) imagining I was standing on the stage. It means so much to me that my visualisation came true from focus and years of hard work. I'm very proud of my achievements.
Ero abituato a cantare questo show nella mia cameretta da teenager, a 15 anni, immaginandomi in un palcoscenico. Significa così tanto per me, la mia immaginazione si è realizzata dopo anni di duro lavoro. Sono molto orgoglioso dei miei successi!
What does it mean to play next to Glenn Close?
Cosa significa per te recitare accanto a Glenn Close?

She's one of the BEST actors in the WORLD and I get to play with her every night. No two performances are the same and I LOVE that! She's always evolving and trying different things. That is exciting!
Lei è una delle migliori attrici al mondo, e io recito con lei ogni sera. Ogni recita è diversa dall'altra, e io amo tutto ciò! Prova sempre cose nuove ed è sempre in evoluzione. E' davvero eccitante!

Can you tell us something about your school in London?
Puoi raccontarci qualcosa della tua scuola a Londra?

Yes, I'd LOVE to! My school is called Musical Theatre Masterclass and is run every Sunday for 3 hours. Students audition to be part of the elite group and they train for 3 hours in Acting, Voice and Dance. MTM is a great place for any promising and aspiring performers to come and learn from the bes in the business as we have a wonderful team of resident teachers but we also have great guest teachers come in to take classes like Ramin Karimloo (Anastasia), Kerry Ellis (Wicked), Matt Henry (Kinky Boots), Louise Dearman (Wicked). It's a wonderful environment of positivity and hard work and working with the students is so inspiring! For more info go to www.mtmasterclass.com
Ma certo, con piacere! La scuola è la Musical Theatre Masterclass, si tiene ogni domenica per 3 ore. Gli studenti, per essere parte del gruppo migliore, si allenano per tre ore in recitazione, canto e danza. MTM è una grande palestra per tutti quelli che aspirano a diventare performers, imparando dal meglio che offre il mercato: abbiamo un team meraviglioso di insegnanti fissi e un gran numero di star che vengono a far lezione, come Ramin Karimloo (ora in Anastasia a Broadway), Kerry Ellis (Wicked), Matt Henry (Kinky Boots), Louise Dearman (Wicked). E' un ambiente pieno di positività e lavoro duro, e crescere con gli studenti è una continua fonte di ispirazione! Per maggiori informazioni visitate www.mtmasterclass.com

23 febbraio 2017

Dancing with the Nuns

La serata teatrale spensierata e perfetta esiste, e in Italia si chiama Sister Act: musical a cui Saverio Marconi ha saputo infondere ritmo, energia e talento, e che anche ieri sera, alla prima triestina al Politeama Rossetti, ha colto nel segno. Due ore e mezza di puro divertimento, buona musica, voci strepitose e tante gag che più volte hanno fatto venir giù il teatro dagli applausi.
Tratto dall’omonimo film che ha lanciato nel firmamento hollywoodiano Whoopi Goldberg, un esplosivo intreccio di musica, suore e gangster, questo Sister Act conta su una colonna sonora tutta nuova - non aspettatevi una, dico una, canzone dal film, come erroneamente pensavo io, che attendevo il fatidico momento con I Will Follow Him - composta dal prolifico Alan Menken: un esplosivo miscuglio di dance, soul, funky, ballads in puro stile Broadway, gospel.
A trascinare lo show, quel fenomeno della natura che si chiama Belia Martin: voce e talento comico da vendere, la sua Deloris Van Cartier - la cantante di night che si ritrova suo malgrado testimone di un omicidio ad opera del suo amante Curtis, un Felice Casciano in stato di grazia - rapisce col suo ottimismo, irruenza, physique du rol; e lo stuolo di suore che loro malgrado si ritrovano a dover condividere prove di coro e convento con la nuova arrivata, non sono certo da meno. Citarle tutte non si può, ma sicuramente spiccano Jacqueline Maria Ferry nell’esigente ruolo della Madre Superiora (e un caro saluto all’altra cotitolare Francesca Taverni ci sta tutto), Suor Cristina in quello della novizia Suor Maria Roberta, e una spumeggiante Manuela Tasciotti nella parte di Suor Maria Patrizia.
Marco Trespioli è il Sergente Eddie, sfigato e imbranato, ma con un cuore grande così: il suo assolo nel bar, con tanto di effetti da gran trasformista, strappa applausi a scena aperta.
Da segnalare, inoltre, il trio Silvano Torrieri / Vincenzo Leone / Renato Crudo: novelli Bee Gees, fanno da contraltare, tra mossette, camicione sgargianti e voci in falsetto, al gangster Casciano. Pino Strabioli, volto popolare per i suoi programmi televisivi, è qui un convincente Monsignor O’Hara.
Scenografia suggestiva e funzionale, costumi in perfetto stile Anni Settanta, disegno luci ottimale, ritmo indiavolato: seppur con uno soggetto minimale, ma geniale, questo Sister Act funziona alla grande. Onore al merito anche - o soprattutto - alle liriche e all'adattamento in italiano di Franco Travaglio: lo show sembra scritto direttamente nella nostra lingua! In sintesi: energia, talento e divertimento allo stato puro. E sarà impossibile restar fermi sulla poltrona!
Fino a domenica 26 febbraio 2017 al Politeama Rossetti di Trieste: sbrigatevi, perché ieri sera il teatro era pressocché pieno!

06 marzo 2016

La bella addormentata sul ghiaccio

Lo confesso: ero riuscito ad addormentarmi allo spettacolo di Roberto Bolle & Friends. Lo scoprii il giorno dopo (no, non avevo dormito così tanto), guardando il servizio sul tg regionale, e vedendo che alcune scene proprio non le ricordavo. Questo per dire che gli spettacoli di pura danza non sono proprio nelle mie corde, almeno che non vengano "travestiti" da qualcos'altro. Ho apprezzato perciò moltissimo lo Schiaccianoci di Matthew Bourne, o il Lago dei Cigni su ghiaccio, visti alcuni anni fa; ecco che anche questa Bella Addormentata, portata al Rossetti dalla stessa compagnia - Imperial Ice Stars -, che nel 2013 aveva per la prima volta trasformato il palco del grande teatro triestino in una pista di ghiaccio portando in scena una impeccabile versione, appunto, del Lago dei Cigni, partiva coi giusti presupposti.
Le attese non sono andate deluse. Il famoso balletto di Tchaikovsky, messo in mano (anzi: nei pattini da ghiaccio) a questa compagnia diventa "altro" e incanta grandi e piccini con piroette, salti, volteggi e momenti di spericolata acrobazia portati in scena con tale naturalezza e grazia che dopo pochi minuti lo spettatore manco più se ne accorge che quelli in scena sono pattinatori e non ballerini.
Stupisce la precisione dei movimenti e delle coreografie, studiate al millimetro, sorprende sempre l'eccezionale forza muscolare dei ballerini che spesso e volentieri fanno roteare in aria (e a notevole altezza, vista la stazza di alcuni di loro) le loro partner. Meravigliano gli sfarzosi costumi, fanno presa sul pubblico i numerosi momenti in cui anche il fuoco entra in scena.
Ascoltando la colonna sonora del balletto, ci si rende pure conto di quanto l'omonimo film d'animazione della Disney debba alle musiche di Tchaikovsky; e la scelta di trasformare la strega cattiva in uno statuario stregone si rivela azzeccata.
I numeri di questa produzione danno l'idea della grandiosità dell'evento: 36 persone nel cast, 18 ballerini in scena, 7 ore di allenamenti al giorno, un medico al seguito, 18 km di tubazioni che scorrono sotto il palco per trasformarlo in una pista da 14 tonnellate di ghiaccio a -15°.
Numerosi applausi a scena aperta, al termine una vera ovazione.

22 febbraio 2016

Oblivion: the Human Jukebox!

E’ arduo scrivere qualcosa di originale su questo spettacolo. Che innanzittutto non è uno spettacolo: è un happening. E’ cabaret. E’ bravura. E’ eccellenza. E’ divertimento allo stato puro. E’ che ogni volta che si legge una recensione, una nota, un post su questi cinque (sei, dai: una delle protagoniste è al settimo mese di gravidanza, ed il bebé nascerà sul palco, a questo punto) eterni Peter Pan che si chiamano Oblivion, gli aggettivi superlativi si sprecano.
Vi dirò la verità: hanno ragione. Il modo migliore per vederli in azione è in teatro (io me li son gustati al Teatro Orazio Bobbio, a Trieste), non cercateli in tv anche se hanno dalla loro diverse apparizioni in ordine sparso; il piccolo schermo non rende loro giustizia, e le folle distratte dal telecomando, da millantamila canali digitali e da smartphone e tablet, non apprezzerebbero appieno la loro superlativa comicità fatta di talento, improvvisazione, capacità di capirsi al volo e tanta, tanta, tanta competenza. Che è poi quella che manca, il più delle volte, ai blasonati protagonisti di tanti spettacoli e talent show televisivi.
Lo spettacolo, dicevamo. The Human Jukebox racchiude già il senso di quello che si va a vivere: i cinque performer, nati e cresciuti sotto l’ala protettiva della BSMT di Bologna, che è tra le più quotate scuole di musical in Italia, in un’ora e mezza filata frullano, smontano, parodiano, improvvisano, uniscono decenni di musica italiana e internazionale in una serie di siparietti ognuno dei quali vale il biglietto. Già prima dello spettacolo vagano in platea, accolgono gli stralunati spettatori chiedendo loro di scrivere su alcuni biglietti i loro cantanti preferiti; biglietti che saranno estratti sul palco e che andranno a costituire l’ossatura assolutamente casuale di quello che dovranno cantare.
Difficile? Sì, ma considerata la loro sconfinata preparazione e l’apparente banalità delle scelte del pubblico (che non si discostano molto dai soliti noti Dalla, Morandi, Battisti, Mina e Queen; io ci ho provato inserendo Idina Menzel e Pia Douwes, ma non mi hanno estratto), ecco che lo spettacolo si fa direttamente sotto i nostri occhi. Ed è un autentico spasso, perché il pubblico è continuamente coinvolto in un continuo scambio di battute diverso di sera in sera.
Lascio a voi il gusto di scoprire il canovaccio della serata, una travolgente scaletta che spazia dal recentissimo medley sulle canzoni vincitrici del Festival di Sanremo, ad una esilarante parodia dei tre tenorini de Il Volo, alla X-Factoria Ia-Ia-O, ad uno spassoso FestivalZar con le (antiche) glorie canore nazionali emigrate nei Paesi Baltici, e tanto, tanto, tanto ancora.
Preparatevi, perché uscirete dallo show spossati e contenti.
Mi rendo conto di non aver nominato nessuno degli Oblivion. Ma mi sono sforzato di scrivere quello che gli altri non scrivono mai, e gli altri li nominano sempre. Perciò...

17 gennaio 2016

Billy Elliot, emozioni senza fine

Sarà che da quando sono padre certe situazioni mi toccano nel profondo, ma quando Billy estrae la lettera che sua madre gli aveva scritto per quando fosse diciottenne, la dà alla maestra di danza affinché la leggesse, e compare in scena lo spirito della madre morta a cantare e leggere con loro... bè, come si fa a non commuoversi e a trattenere le lacrime? Ed ero pure in buona compagnia, visto che buona parte della platea singhiozzava e si asciugava gli occhi. Stiamo parlando ovviamente di Billy Elliot, uno dei musical più amati al mondo, che in questi giorni ha fatto tappa al Politeama Rossetti di Trieste con il tour italiano dell’allestimento adattato e diretto da Massimo Romeo Piparo. Uno dei successi della scorsa e attuale stagione, dal debutto al Sistina nel maggio 2015, che ha consacrato il giovane Alessandro Frola (figlio d’arte, proviene da una famiglia di etoile e ballerini) piccola star nel ruolo del protagonista. Nella recita vista ieri pomeriggio i ruoli principali erano tenuti dai sostituti: Christian Roberto (Billy), Arcangelo Ciulla (Michael, l’amico di Billy che gioca con le Barbie e ama vestirsi con abiti femminili), Elisabetta Tulli nel panni dell’insegnante di danza Mrs. Wilkinson, Sabrina Marciano in quelli della madre defunta. Nonostante l’allestimento sia diverso dall’originale inglese, e le coreografie del giovane Billy ridotte (la famosa e iconica sequenza con le sedie rotanti e Billy volante, quando il protagonista è affiancato da sé stesso adulto sulle note del Lago dei Cigni, è sostituita da altri espedienti scenici, efficaci in egual misura), il musical funziona: emoziona, diverte, commuove dall’inizio alla fine. Gli si perdona qualche caduta di stile e qualche ammiccamento di troppo alla platea, ma le scene corali e di massa sono gestite bene, e Piparo riesce a rendere con maestria l’atmosfera di una periferia degradata alle prese con lo sciopero dei minatori in epoca thatcheriana, di una società allo sbando, di un quadro familiare violento che non capisce subito le vere aspirazioni di un dodicenne mandato a lezioni di boxe con l’amico effeminato perché così si diventa veri uomini. Luca Biagini tratteggia un padre tormentato, mentre a Cristina Noci è affidato il ruolo di una spassosissima e finta tonta Nonna; Elisabetta Tulli è una convincente Mrs. Wilkinson, l’insegnante di danza che saprà riconoscere il talento del giovane Billy, mentre Jacopo Pelliccia interpreta bene lo spaesato e goffo insegnante di boxe. Maurizio Semeraro, nonostante la stazza, stupisce tutti con la grazia e i passi di danza nel suo ruolo del pianista Mr. Braithwaite. Donato Altomare è Tony, l’idealista fratello di Billy, e tanti applausi se li merita, come dicevamo, il giovane Arcangelo Ciulla nei panni di Michael, scontata l'ovazione per Christian Roberto.
Le stelle sulla volta del Rossetti che si accendono nei momenti giusti, fanno il resto. Una storia solida, musiche di Elton John che si lasciano ascoltare e toccano picchi di emozione assoluta, scenografie efficaci, audio ben bilanciato (non c’è l’orchestra dal vivo, sarebbe stato un punto in più, sicuramente): sono tanti i motivi per non farsi scappare questo show, anche senza sedie rotanti e Billy volanti. Se per vedere i grandi titoli del musical internazionale in Italia dobbiamo accontentarci di versioni non-replica... se sono fatte bene così, ben vengano.