Parto dalla fine: i tre bis valgono da soli lo spettacolo. Potrei fermarmi qui, perché la forza di Mamma Mia!, che ieri sera ha aperto alla grande la sua attesissima tappa triestina, in fondo si riassume in pochi elementi: semplicità, gioia di vivere, ottimismo. Le canzoni degli ABBA, abilmente cucite in una trama che si racconta in una riga (una ventenne invita alle sue nozze i suoi tre probabili padri, all'insaputa della madre, ex corista), fanno il resto, e la felicità di tre generazioni che rimpiangono gli spensierati anni Ottanta a ritmo di dance.
Sarebbe inutile ricordare i numeri di questo fenomenale successo planetario, che nelle sue numerose edizioni contemporaneamente in scena nel mondo (Broadway, Londra, North American Tour, Las Vegas, Oslo, Dutch Cast, International Tour) raccoglie ogni sera qualcosa come 18.000 spettatori (ecco, un numero l'ho ricordato). Mamma Mia! ormai è una macchina spettacolare talmente rodata che ormai alimenta se stessa, grazie anche all'indovinata versione cinematografica dello scorso anno che non ha fatto altro che aumentarne la visibilità.
Ecco, se si vuole una chiave di lettura per godersi lo show a teatro: dimenticate il film, che sfrutta al meglio tutte le potenzialità panoramiche proprie del linguaggio cinematografico, e lasciatevi incantare e suggestionare dalle geniali ed evocative soluzioni scenografiche sul palco, oltre che, naturalmente, dall'estrema professionalità e bravura del cast, che affronta canzoni senza tempo, battute e balletti con una semplicità e facilità disarmanti.
Forse all'inizio si fa un po' fatica a seguire lo show, quando si cerca di leggere contemporaneamente le traduzioni proiettate ai lati del palco; e forse questo è l'unico difetto dello spettacolo, in inglese da cima a fondo: e la fulmineità di certe battute e situazioni un po' si perde.
L'ottimo disegno luci, l'orchestra dal vivo senza una sbavatura, i costumi, quel fondale azzurro un po' cielo un po' mare, tutto contribuisce a passare due ore e mezza in allegria, non senza qualche momento di pura commozione: perché quando Donna canta a sua figlia, a poche ore dalle nozze, Slipping through my fingers, sfido chiunque genitore a non pensare alle stesse, identiche parole.
Cast di primo livello, dicevamo, capeggiato dalle tre Dynamos, Donna in testa (l'affascinante Jackie Clune; Tanya è l'aristocratica Gerarldine Fitzgerald, Rosie la scatenata Leigh McDonald), che in più di un'occasione dominano incontrastate la scena. Ma anche Sophie (una sbarazzina Miria Parvin) e Sky, il futuro sposo (un atletico Gary Watson), sfoderano belle voci e ottima presenza scenica. Un po' meno all'altezza i tre probabili padri.
Alla fine, anche il compassato pubblico della prima triestina, che per l'occasione ha avuto una copertura mediatica senza precedenti (i bis sono stati adirittura trasmessi in diretta su Telequattro, la più seguita tv locale della città), ha ceduto alle lusinghe dei performer che, come accade ogni sera in ogni teatro dove va in scena Mamma Mia!, si è alzato in piedi e ha cominciato a ballare scatenato sulle note di Dancing Queen e Waterloo.
Ovazioni prevedibili, e interminabili, che hanno per ora assicurato allo Stabile regionale il maggiore incasso - e il maggior numero di spettatori, si prevede di arrivare a quota 21.000 - degli ultimi trent'anni.
La festa è poi proseguita al Café Rossetti, in un party esclusivo tra autorità, performer e musica dance.
3 commenti:
Ancora due settimane di attesa per me... Ma la tua recensione mi fa ben sperare in uno spettacolo di livello internazionale divertente, spensierato e allegro. Cosa che in questo momento non guasta affatto... :-))
vado domani a vederlo!
Non vedo l'ora, vediamo se e' all'altezza di quello di Londra :)
Bè facci sapere qualcosa! O magari farò un'incursione nel tuo blog!
Posta un commento