22 febbraio 2016

Oblivion: the Human Jukebox!

E’ arduo scrivere qualcosa di originale su questo spettacolo. Che innanzittutto non è uno spettacolo: è un happening. E’ cabaret. E’ bravura. E’ eccellenza. E’ divertimento allo stato puro. E’ che ogni volta che si legge una recensione, una nota, un post su questi cinque (sei, dai: una delle protagoniste è al settimo mese di gravidanza, ed il bebé nascerà sul palco, a questo punto) eterni Peter Pan che si chiamano Oblivion, gli aggettivi superlativi si sprecano.
Vi dirò la verità: hanno ragione. Il modo migliore per vederli in azione è in teatro (io me li son gustati al Teatro Orazio Bobbio, a Trieste), non cercateli in tv anche se hanno dalla loro diverse apparizioni in ordine sparso; il piccolo schermo non rende loro giustizia, e le folle distratte dal telecomando, da millantamila canali digitali e da smartphone e tablet, non apprezzerebbero appieno la loro superlativa comicità fatta di talento, improvvisazione, capacità di capirsi al volo e tanta, tanta, tanta competenza. Che è poi quella che manca, il più delle volte, ai blasonati protagonisti di tanti spettacoli e talent show televisivi.
Lo spettacolo, dicevamo. The Human Jukebox racchiude già il senso di quello che si va a vivere: i cinque performer, nati e cresciuti sotto l’ala protettiva della BSMT di Bologna, che è tra le più quotate scuole di musical in Italia, in un’ora e mezza filata frullano, smontano, parodiano, improvvisano, uniscono decenni di musica italiana e internazionale in una serie di siparietti ognuno dei quali vale il biglietto. Già prima dello spettacolo vagano in platea, accolgono gli stralunati spettatori chiedendo loro di scrivere su alcuni biglietti i loro cantanti preferiti; biglietti che saranno estratti sul palco e che andranno a costituire l’ossatura assolutamente casuale di quello che dovranno cantare.
Difficile? Sì, ma considerata la loro sconfinata preparazione e l’apparente banalità delle scelte del pubblico (che non si discostano molto dai soliti noti Dalla, Morandi, Battisti, Mina e Queen; io ci ho provato inserendo Idina Menzel e Pia Douwes, ma non mi hanno estratto), ecco che lo spettacolo si fa direttamente sotto i nostri occhi. Ed è un autentico spasso, perché il pubblico è continuamente coinvolto in un continuo scambio di battute diverso di sera in sera.
Lascio a voi il gusto di scoprire il canovaccio della serata, una travolgente scaletta che spazia dal recentissimo medley sulle canzoni vincitrici del Festival di Sanremo, ad una esilarante parodia dei tre tenorini de Il Volo, alla X-Factoria Ia-Ia-O, ad uno spassoso FestivalZar con le (antiche) glorie canore nazionali emigrate nei Paesi Baltici, e tanto, tanto, tanto ancora.
Preparatevi, perché uscirete dallo show spossati e contenti.
Mi rendo conto di non aver nominato nessuno degli Oblivion. Ma mi sono sforzato di scrivere quello che gli altri non scrivono mai, e gli altri li nominano sempre. Perciò...

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