Cronaca di una piacevolissima serata romana. Mercoledì scorso, 19 settembre. Ci siamo dati appuntamento all'uscita della metropolitana A, fermata Subaugusta, direzione Anagnina. L'orario concordato è le 20.10, ma io sono già lì alle 19.45, del resto ho appena terminato una lunghissima giornata seminariale (sono in piedi appena dalle 4 e un quarto del mattino, aereo con ritardo di una'ora e mezza, poi corsa col trenino fino a Termini, poi convegno alla Casa dell'Architettura-Acquario Romano - tema: edilizia scolastica ecocompatibile, sembra una cosa spaziale invece per fortuna è una "moda" che sta dilagando) e ho bisogno di un po' di relax.
Verrà a prendermi Raf, al secolo Raffaele Paglione, il compositore dietro "Vincent - il musical" che la sua collega e amica e liricista e cantante e ricercatrice Anna Hurkmans mi ha fatto scoprire grazie ad una email che mi ha inviato prima che andassi in vacanza. Potenza del mio modesto musical-blog e dei musical "inusuali", ma per noi così "normali", di cui discutiamo e ci appassioniamo.
E infatti, Raf arriva puntuale, e subito mi sommerge di una incontenibile vivacità e spontaneità che credo sia tipica dei romani. Che ci volete fare, io vengo pur sempre dalle brume e dalle raffiche di bora del Nord Est, e queste manifestazioni di stima e affetto incondizionato all'inizio mi spiazzano, ma poi ci faccio l'abitudine e se magari all'inizio sembro un po' freddino, sapete perché.
Raf guida con maestria e abilità nel caotico traffico della periferia capitolina. Siamo dalle parti del quartiere Alessandrino, "patria" di Raf e uno dei quartieri più popolosi al mondo: qualcosa come 700.000 persone. Oibò, queste cifre mi stordiscono, se penso che la mia cittadina ne conta a malapena 11.000! Destinazione: localino con "tipica cucina romanesca". Bene, le "tipiche cucine locali" sono la mia insana passione; del resto paese che vai, cibo che trovi, e non sopporto chi si ostina a chiedere spaghetti al ragù a Cordoba (mi è successo in viaggio di nozze, l'ha fatto un compagno di viaggio) per poi lamentarsi che la pasta è scotta e il ragù è immangiabile. E vabbè.
In effetti il localino, "Il coccio", è proprio "ino": una manciata di tavoli all'interno, altrettanti sul largo marciapiede, dove ci accomodiamo accolti dalla travolgente e ormai solita verve romanesca del titolare, manco a dirlo un caro e vecchio amico di Raf. "Qui facciamo solo cose tipiche, povere, della nostra cucina, ma le facciamo bene, con amore..." Sembra mettere le mani avanti; ma appena arrivano in tavola, come benvenuto, gigantesche bruschette al pomodoro, melanzane al funghetto, una mozzarella strepitosa, salumi e salami e pecorini, io vado già in brodo di giuggiole. Aggiungiamoci anche una caraffa di vino rosso ("Stasera mi sa che ti stendo", sottolinea compiaciuto Raf) e il gioco è fatto.
Nel frattempo le nostre chiacchiere ci hanno già fatto conoscere un po'. Raf insegna musica in un istituto del quartiere (ci siamo anche passati accanto), ma la sera, una volta messi a letto i tre figli (tre! 14, 6 e 4 anni) si chiude nel suo studio-veranda - sì sì, ricavato proprio nella veranda di casa, in un tipico palazzone della tipica periferia romana - si dedica anima e corpo alla sua passione, e cioè la composizione. Io, più modestamente, gli racconto dei miei trascorsi universitari, della mia parentesi quasi-giornalistica che mi ha fatto conoscere il "Rossetti" e mi ha aperto un mondo, del cambio di rotta verso un più stabile impiego nella casa editrice dove adesso lavoro.
Ma il tema comune, naturalmente, è il musical. Raf mi parla immediatamente e con entusiasmo del suo ultimo lavoro, appena concluso e ancora in fase "demo": un musical sull'incontro - che c'è stato storicamente, Anna ha trovato una lettera in un qualche museo olandese, o giù di lì - tra Puccini e Mata Hari. Ora, io adoro Puccini, ma quando ho saputo di questa cosa, mi sono detto: ma che c'azzecca? E invece c'azzecca, c'azzecca, e mi sono subito fatto rapire dal soggetto.
Confesso di non conoscere particolarmente Mata Hari, sapevo che era una spia, spogliarellista e che aveva fatto una brutta fine, ma i racconti di Raf mi hanno incuriosito e illuminato. In sintesi: tra i vari uomini che incrociano la vita della bella e sensuale Mata, una notte arriva anche il compositore toscano. Che, fatalmente, se ne innamora; e penserà di scrivere un'opera su di lei, la prima ispirata ad una donna vera, reale, non come le ideali Mimì, Tosca, Manon.
Ma il progetto naufraga, Puccini deve pensare a concludere Turandot, le liti e le incomprensioni con Ricordi lo faranno desistere da questo progetto su Mata Hari, i cui echi si possono sentire invece in Madama Butterfly... Ed infatti il musical in questione si intitola "Don't cry, butterfly", e ho avuto l'onore di ascoltarlo in anteprima. E devo dire che è un lavoro affascinante, notevole: una delle canzoni più belle, la "title song", ammalia al primo ascolto, emoziona e sorprende; il leit motiv ricorda vagamente temi pucciniani, ma reimpastati in un sound che è molto... "musical", e davvero mi chiedo se mai avremo la possibilità di vederlo realizzato.
Raf, incontenibile, mi racconta della gestazione dell'altro lavoro partorito assieme ad Anna, quel musical su Van Gogh che ha avuto anche alcune rappresentazioni in Olanda, allestito con entusiasmo dagli allievi di una scuola di musical locale. Allestimento che è stato apprezzato da Michael Kunze in persona, con tanto di lettera agli autori, che naturalmente di questo gongolano. E vorrei vedere...
Intanto i bucatini all'amatriciana - impareggiabili - e i tonnarelli cacio e pepe - sublimi - si fanno allegramente divorare dalle nostre fameliche fauci. E poco distante, arrivano le note di una serenata romana: mica roba da poco, c'è proprio un piccolo complessino che suona in strada, il giorno dopo c'è un matrimonio... che bello, il fresco della sera, una bella compagnia, una lauta cena, e musica dal vivo in lontananza... "Questa è la Roma vera!" Esclama orgoglioso il titolare. "Si fanno anche da voi, 'ste cose?" E io a raccontare quello che io e miei amici abbiamo organizzato per le nozze mie e dei miei amici, e cioè "feste dell'arco" la sera prima a casa della sposa, e banchetti e serenate... io stesso, con la mia voce terrificante, ho cantato "Memory" alla mia bella!
Oddio, è il momento di scegliere il secondo: siamo a Roma, no? E allora via con una succulenta coda alla vaccinara! Non l'ho mai assaggiata, è buona sì, ma credo che non me la concederò più... L'ho digerita due giorni dopo!
E poi via ancora con il musical: e Luca Velletri, che ha "donato" la voce per Vincent e per Puccini, e i viaggi studio a Londra e New York, e la partecipazione a tanti concorsi internazionali ("Arriviamo sempre quarti", confessa Raf, "è come se ci mancasse qualcosa, una spinta, non so..."), e l'iter creativo di una melodia, e l'amicizia con Norberto Bertassi, l'attuale Ben in Rebecca, che ha visto nascere sotto gli occhi quel capolavoro che è Elisabeth...
E a proposito di Rebecca, Raf mi racconta che non l'ha ancora vista, né sentita tranne il title-song. E io giù in lodi sperticate alle scenografie, agli interpreti, alla musica che non sarà all'altezza del capolavoro di Levay, ma che ti entra in testa con motivi furbetti e poderosi che non ti lasciano più. E poi io a ricordare la magica sera della "prima" italiana di Elisabeth in versione semi-concerto al parco di Miramare, quando ancora non avevo ben afferrato la grandezza e importanza di questo musical e, davanti a Kunze e Levay in persona (personaggi invero simpatici, alla mano ed estremamente disponibili), chiesi loro: "Ma di Webber che mi dite?"...
Intanto ascolto ancora a spizzichi e bocconi, con l'ipod di Raf, alcuni spezzoni da "Don't cry, butterfly", mentre arriva il dolce: una sontuosa alzatina di frutta che nasconde un cuore di pannacotta. Un'autentica delizia per gli occhi e, soprattutto, per il palato.
Tra una cucchiaiata e l'altra, e sempre con lo sfondo degli stornelli romani, parliamo ancora di teatro, di performer, delle sfortune del Conte di Montecristo, un musical epico, inedito, scritto manco a dirlo da un amico di Raf (che scopro conoscere praticamente tutti, persino uno dei librettisti di Lord Lloyd Webber, incontrato ad uno stage a Londra), di figli, di famiglia, di viaggi e di ricordi.
E la serata se ne va. Concludiamo con un inevitabile amaro, altrimenti la mia povera digestione... che ci volete fare, la mia alimentazione quotidiana non prevede di queste abbuffate!
Raf mi riporta in auto al mio albergo di fronte al Teatro dell'Opera, occasione in più per riascoltare qualche brano dal musical Puccini-Mata Hari.
Sono appena le 23.30, ma io crollo letteralmente dalla stanchezza; e Raf deve tornare dalla sua famiglia. Ma la strada per Vienna, volendo, passa necessariamente dalla Venezia Giulia... e allora mi sa che la prossima volta offrirò io la cena, nella mia terra! Mica siamo da meno, in fatto di squisitezze.
Raf, se mi leggi e hai voglia di aggiungere qualcosa, accomodati pure. Io, nel mio stile, scrivo e posto senza rileggere. Spero di non aver scritto castronate, ma di aver passato ai miei lettori la gioia e la leggerezza e la spontaneità di questa bella serata romana.
Verrà a prendermi Raf, al secolo Raffaele Paglione, il compositore dietro "Vincent - il musical" che la sua collega e amica e liricista e cantante e ricercatrice Anna Hurkmans mi ha fatto scoprire grazie ad una email che mi ha inviato prima che andassi in vacanza. Potenza del mio modesto musical-blog e dei musical "inusuali", ma per noi così "normali", di cui discutiamo e ci appassioniamo.
E infatti, Raf arriva puntuale, e subito mi sommerge di una incontenibile vivacità e spontaneità che credo sia tipica dei romani. Che ci volete fare, io vengo pur sempre dalle brume e dalle raffiche di bora del Nord Est, e queste manifestazioni di stima e affetto incondizionato all'inizio mi spiazzano, ma poi ci faccio l'abitudine e se magari all'inizio sembro un po' freddino, sapete perché.
Raf guida con maestria e abilità nel caotico traffico della periferia capitolina. Siamo dalle parti del quartiere Alessandrino, "patria" di Raf e uno dei quartieri più popolosi al mondo: qualcosa come 700.000 persone. Oibò, queste cifre mi stordiscono, se penso che la mia cittadina ne conta a malapena 11.000! Destinazione: localino con "tipica cucina romanesca". Bene, le "tipiche cucine locali" sono la mia insana passione; del resto paese che vai, cibo che trovi, e non sopporto chi si ostina a chiedere spaghetti al ragù a Cordoba (mi è successo in viaggio di nozze, l'ha fatto un compagno di viaggio) per poi lamentarsi che la pasta è scotta e il ragù è immangiabile. E vabbè.
In effetti il localino, "Il coccio", è proprio "ino": una manciata di tavoli all'interno, altrettanti sul largo marciapiede, dove ci accomodiamo accolti dalla travolgente e ormai solita verve romanesca del titolare, manco a dirlo un caro e vecchio amico di Raf. "Qui facciamo solo cose tipiche, povere, della nostra cucina, ma le facciamo bene, con amore..." Sembra mettere le mani avanti; ma appena arrivano in tavola, come benvenuto, gigantesche bruschette al pomodoro, melanzane al funghetto, una mozzarella strepitosa, salumi e salami e pecorini, io vado già in brodo di giuggiole. Aggiungiamoci anche una caraffa di vino rosso ("Stasera mi sa che ti stendo", sottolinea compiaciuto Raf) e il gioco è fatto.
Nel frattempo le nostre chiacchiere ci hanno già fatto conoscere un po'. Raf insegna musica in un istituto del quartiere (ci siamo anche passati accanto), ma la sera, una volta messi a letto i tre figli (tre! 14, 6 e 4 anni) si chiude nel suo studio-veranda - sì sì, ricavato proprio nella veranda di casa, in un tipico palazzone della tipica periferia romana - si dedica anima e corpo alla sua passione, e cioè la composizione. Io, più modestamente, gli racconto dei miei trascorsi universitari, della mia parentesi quasi-giornalistica che mi ha fatto conoscere il "Rossetti" e mi ha aperto un mondo, del cambio di rotta verso un più stabile impiego nella casa editrice dove adesso lavoro.
Ma il tema comune, naturalmente, è il musical. Raf mi parla immediatamente e con entusiasmo del suo ultimo lavoro, appena concluso e ancora in fase "demo": un musical sull'incontro - che c'è stato storicamente, Anna ha trovato una lettera in un qualche museo olandese, o giù di lì - tra Puccini e Mata Hari. Ora, io adoro Puccini, ma quando ho saputo di questa cosa, mi sono detto: ma che c'azzecca? E invece c'azzecca, c'azzecca, e mi sono subito fatto rapire dal soggetto.
Confesso di non conoscere particolarmente Mata Hari, sapevo che era una spia, spogliarellista e che aveva fatto una brutta fine, ma i racconti di Raf mi hanno incuriosito e illuminato. In sintesi: tra i vari uomini che incrociano la vita della bella e sensuale Mata, una notte arriva anche il compositore toscano. Che, fatalmente, se ne innamora; e penserà di scrivere un'opera su di lei, la prima ispirata ad una donna vera, reale, non come le ideali Mimì, Tosca, Manon.
Ma il progetto naufraga, Puccini deve pensare a concludere Turandot, le liti e le incomprensioni con Ricordi lo faranno desistere da questo progetto su Mata Hari, i cui echi si possono sentire invece in Madama Butterfly... Ed infatti il musical in questione si intitola "Don't cry, butterfly", e ho avuto l'onore di ascoltarlo in anteprima. E devo dire che è un lavoro affascinante, notevole: una delle canzoni più belle, la "title song", ammalia al primo ascolto, emoziona e sorprende; il leit motiv ricorda vagamente temi pucciniani, ma reimpastati in un sound che è molto... "musical", e davvero mi chiedo se mai avremo la possibilità di vederlo realizzato.
Raf, incontenibile, mi racconta della gestazione dell'altro lavoro partorito assieme ad Anna, quel musical su Van Gogh che ha avuto anche alcune rappresentazioni in Olanda, allestito con entusiasmo dagli allievi di una scuola di musical locale. Allestimento che è stato apprezzato da Michael Kunze in persona, con tanto di lettera agli autori, che naturalmente di questo gongolano. E vorrei vedere...
Intanto i bucatini all'amatriciana - impareggiabili - e i tonnarelli cacio e pepe - sublimi - si fanno allegramente divorare dalle nostre fameliche fauci. E poco distante, arrivano le note di una serenata romana: mica roba da poco, c'è proprio un piccolo complessino che suona in strada, il giorno dopo c'è un matrimonio... che bello, il fresco della sera, una bella compagnia, una lauta cena, e musica dal vivo in lontananza... "Questa è la Roma vera!" Esclama orgoglioso il titolare. "Si fanno anche da voi, 'ste cose?" E io a raccontare quello che io e miei amici abbiamo organizzato per le nozze mie e dei miei amici, e cioè "feste dell'arco" la sera prima a casa della sposa, e banchetti e serenate... io stesso, con la mia voce terrificante, ho cantato "Memory" alla mia bella!
Oddio, è il momento di scegliere il secondo: siamo a Roma, no? E allora via con una succulenta coda alla vaccinara! Non l'ho mai assaggiata, è buona sì, ma credo che non me la concederò più... L'ho digerita due giorni dopo!
E poi via ancora con il musical: e Luca Velletri, che ha "donato" la voce per Vincent e per Puccini, e i viaggi studio a Londra e New York, e la partecipazione a tanti concorsi internazionali ("Arriviamo sempre quarti", confessa Raf, "è come se ci mancasse qualcosa, una spinta, non so..."), e l'iter creativo di una melodia, e l'amicizia con Norberto Bertassi, l'attuale Ben in Rebecca, che ha visto nascere sotto gli occhi quel capolavoro che è Elisabeth...
E a proposito di Rebecca, Raf mi racconta che non l'ha ancora vista, né sentita tranne il title-song. E io giù in lodi sperticate alle scenografie, agli interpreti, alla musica che non sarà all'altezza del capolavoro di Levay, ma che ti entra in testa con motivi furbetti e poderosi che non ti lasciano più. E poi io a ricordare la magica sera della "prima" italiana di Elisabeth in versione semi-concerto al parco di Miramare, quando ancora non avevo ben afferrato la grandezza e importanza di questo musical e, davanti a Kunze e Levay in persona (personaggi invero simpatici, alla mano ed estremamente disponibili), chiesi loro: "Ma di Webber che mi dite?"...
Intanto ascolto ancora a spizzichi e bocconi, con l'ipod di Raf, alcuni spezzoni da "Don't cry, butterfly", mentre arriva il dolce: una sontuosa alzatina di frutta che nasconde un cuore di pannacotta. Un'autentica delizia per gli occhi e, soprattutto, per il palato.
Tra una cucchiaiata e l'altra, e sempre con lo sfondo degli stornelli romani, parliamo ancora di teatro, di performer, delle sfortune del Conte di Montecristo, un musical epico, inedito, scritto manco a dirlo da un amico di Raf (che scopro conoscere praticamente tutti, persino uno dei librettisti di Lord Lloyd Webber, incontrato ad uno stage a Londra), di figli, di famiglia, di viaggi e di ricordi.
E la serata se ne va. Concludiamo con un inevitabile amaro, altrimenti la mia povera digestione... che ci volete fare, la mia alimentazione quotidiana non prevede di queste abbuffate!
Raf mi riporta in auto al mio albergo di fronte al Teatro dell'Opera, occasione in più per riascoltare qualche brano dal musical Puccini-Mata Hari.
Sono appena le 23.30, ma io crollo letteralmente dalla stanchezza; e Raf deve tornare dalla sua famiglia. Ma la strada per Vienna, volendo, passa necessariamente dalla Venezia Giulia... e allora mi sa che la prossima volta offrirò io la cena, nella mia terra! Mica siamo da meno, in fatto di squisitezze.
Raf, se mi leggi e hai voglia di aggiungere qualcosa, accomodati pure. Io, nel mio stile, scrivo e posto senza rileggere. Spero di non aver scritto castronate, ma di aver passato ai miei lettori la gioia e la leggerezza e la spontaneità di questa bella serata romana.
6 commenti:
Caro Franz, e che dire di più? Io pensavo fossi stremato dopo l’ultimo bicchiere e invece eri lì ancora a sentirmi e hai ricordato tutto. E’ stata una bellissima serata ed il ricordo delle vivande, come te, del resto, l’ho sperimentato sulla digestione…Ciao anche a Josef, che aveva intuito il motivo del mio silenzio. Tu, sicuramente, da Laziale sai che vordì, fasse na scorpacciata. Bè,alla prossima non devi mancare. A proposito, Franz non ti scordare di farci avere notizie sulla rubrica ADM, sai che ci tengo..e poi, se devo correggerti, non è L’Alessandrino il quartiere più popoloso, bensì Don Bosco dove praticamente lavoro. (A proposito ti avevo detto che avevo scritto un musical intero, testi e musica su Don Bosco?) Vabbè, te lo racconterò a tempo perso…Ok, a presto, adesso corro di pupi…Raf
Apparte che con questo post mi hai fatto venire una gran fame (e sono le 10.30 di mattina)...
Non sapete che invidia... Voglio venire anch'io alla prossima cena musical-e che organizzate da qualche parte in Italia!! Anzi, visto che abito (quasi) a Firenze, direi che io sono la più centrale per chi viene da Nord e per chi viene da Sud... ;-)))
Martina, credo proprio che ci sarà una cena con gli Amici del Musical bolognesi a fine ottobre... è un po' lontanuccio da Firenze, ma suvvia... e pensare che proprio oggi ero nella tua città, ma ci son stato qualcosa come due ore tra le 13.30 e le 15.30... giusto il tempo di allestire una mostra alla Stazione Leopolda!
E adesso sono in un albergo a Milano. E domani pomeriggio a Verona. Aaaargh voglio casa mia!!! E la mia bimbaaaa!!!!
Com'è strana la vita! Franz e Raf si davano convegno culinar-musicale e io perdevo il mio cellulare...che serata! Una rabbia....poi la mattina dopo coloro che l'avevano preso, si sono fatti trovare e tutto è finito bene....(intanto i due succitati stavano ancora digerendo l'ultimo assaggino).
Che mercoledì da....da che cosa ? Voi da leoni (come diceva il film) e io da....lasciamo perdere...(che a momenti ci scappa pure la rima)
Tschuess
Josef
Stamattina (29 settembre) ho fatto gli auguri di Buon Onomastico ad un amio amico elettricista che si chiama Raffaele. Poi ho pensato, ehi ma anche qui tra noi c'è un Raffaele, e che Raffaele! E' Raf! Il nostro compositore! E allora, Buon Onamastico, Raf! (semmai lo leggerai)
Comunque Auguri!
Josef
Grazie Josef,
sei molto gentile e gli auguri fanno sempre piacere.
Ciao Raf
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