Gold von den Sternen è sicuramente uno dei brani da musical che più amo. Per la sua melodia, certamente, ma soprattutto per il testo: a volte di notte cade l'oro dalle stelle... se vuoi trovarlo, devi uscire dal tuo giardino incantato e affrontare i pericoli del mondo... vivere significa crescere, amare significa imparare... se vuoi l'oro delle stelle, dovrai camminare da solo. Più o meno il senso è questo, ogni volta che l'ascolto mi vengono i brividi e mi commuovo perché penso alla mia piccola Beatrice, che ha sentito in grembo questo brano un'infinità di volte, l'ha sentito anche in sala travaglio e quando lo sente adesso si ferma e ascolta rapita. Ecco perché ho fatto questo montaggio con le più belle foto del nostro primo anno con Beatrice usando come musica proprio Gold von den Sternen, nella stupenda interpretazione di Carin Filipcic da Musical Forever 2007.
27 giugno 2008
19 giugno 2008
Davide Calabrese & Friends: chiacchiere a quattro voci
E' passato qualche tempo, è vero, chiedo perdono; ma siccome è stato un bel spettacolo, e in più ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con i quattro interpreti, vi riporto l'intervista con Davide Calabrese, Alberta Izzo, Marco Rea e Raul D'Eramo dopo il recital "Variazioni su Lloyd Webber".
Davide, cominciamo da te. Leggo che hai un passato da mimo, psicologo, da mangiafuoco... com'è stata questa parabola che ti ha portato poi a fare il perfomer?
Mah... il mimo e il mangiafuoco li facevo mentre frequentavo la Bernstein School a Bologna, città molto costosa, e quindi per non gravare sulla famiglia alla domenica andavo in piazza e facevo il mimo e il mangiafuoco per i festival di strada!
E tu, Alberta?
No, io non facevo la mangiafuoco! (ride) Io artisticamente nasco come ballerina, ho fatto tantissime audizioni in tv, ma niente da fare. Ho poi partecipato all'audizione per Bulli e Pupe, facendo una figura che non ti dico perché in realtà non sapevo cosa si portasse ad una audizione per musical! Ma ho passato la selezione per la danza, sono entrata nella produzione, poi in Hello Dolly e poi mi hanno fatto fare Sandy in Grease!
Hai debuttato a Trieste, quindi...
Sì sì! Alla Sala Tripcovich!
Bene... Io non c'ero! (rido io) Ma andiamo avanti. Raul, tu come sei arrivato in questa allegra combriccola?
Sono capitato nel gruppo perché io e Davide abbiamo frequentato, anche se in periodi diversi, la BSMT, dove si siamo incrociati: io mi diplomavo, lui entrava. Però era destino che lavorassimo assieme, abbiamo fondato con altri amici gli Oblivion, di Bologna, con i quali abbiamo fatto molti spettacoli interessanti per quello che era il panorama locale: Café Chantant, un omaggio al Quartetto Cetra, uno spettacolo con i Gemelli Ruggeri e quindi è nata, oltre che una collaborazione, una forte amicizia. Poi ho iniziato a studiare canto lirico e un po' mi sono staccato, però l'amicizia è rimasta e anche la volontà di fare qualcosa insieme, come in questo recital dove abbiamo cercato dei pezzi di Webber che potevano essere interpretati anche da un cantante lirico.
Con gli Oblivion c'è anche qualcosa sul web, giusto? Di cosa si tratta?
Davide: Con Oblivion tutti i nostri filmati degli spettacoli vecchi sono stati messi su youtube, e in più abbiamo fatto una "Oblivion Tv", cioè una serie di clip che girano solo sul web, doce abbiamo coinvolto anche altri artisti di musical provenienti da Rent o da Joseph o dall'ultimo JCS...
Però ora tocca a Marco: tu come sei finito qui?
Bè, prima di conoscere il musical, il mio obiettivo era il cinema; ho infatti debuttato a Roma come attore, e volevo intraprendere quella strada. Però ancora non riuscivo ad entrare nel meccanismo cinematografico e televisivo, forse perché non bussavo alle porte giuste. Allora c'è stato un momento un po' buio, di riflessione, dove mi sono chiesto cosa ci fosse oltre alla professione dell'attore: c'è il canto, c'è la danza... allora, magari in una età un po' tarda, mi sono permesso di farmi avanti nel musical, studiando in una scuola. Incontravo ballerini fortissimi, e io mi sentivo di legno; potevo forse avere qualche agevolazione sulla recitazione, ma nella danza ero un po' sacrificato. Mi salvò il tip tap!
Indossai la prima volta un paio di scarpe con le claquette, e camminavo, e dicevo: ma che c'ho sotto i piedi? Che è 'sto rumore che faccio? Nell'altra sala c'era un vecchietto, che mi guardava e mi diceva: vieni qua! Questo maestro, che adesso non c'è più, e vorrei tanto ricordarlo, si chiamava Tony Ventura, il più grande coreografo che abbiamo avuto in Italia per il tip tap. E lui mi ha dato delle nozioni non tanto sulla tecnica, ma sulla bellezza e lo stile del tip tap che può essere dato sia con i piedi, che con il viso, le mani... e così è nata questa avventura. Debuttai in Tutti Insieme Appassionatamente, dove conobbi Raul, Davide e Alberta, che mi hanno proposto questa cosa. E il risultato penso sia stato abbastanza gradevole.
E allora veniamo allo spettacolo di stasera, su Lloyd Webber. Per voi, quanto è difficile cantare i suoi brani?
Davide: di più! Andrew LLoyd Webber è veramente difficile per un performer, per una serie di ragioni: principalmente perché scrive per uno strumento, non per un cantante. Quindi fa dei salti tremendi, sia di ottava che di altre cose. Poi la tessitura è molto alta, sia per donna che per uomo; per esempio, di Evita abbiamo preso gli spartiti originali, e si vede che lavora in una posizione molto difficile per una donna... E poi Webber si riconosce sempre perché nei duetti d'amore ha un quarto d'ora di strumentale prima di ripartire sulla nota più alta che puoi avere in repertorio! In tutti, dal Fantasma dell'Opera, a Sunset Boulevard, ma anche in Tell Me on a Sunday: si ferma un po' e poi TAHHHH!!! Riparte su note altissime, tremende.
Rispetto a Sondheim, invece, più volte citato - ma solo a parole - all'inizio dello spettacolo?
Davide: Lancio la palla a Raul, che ha già fatto Into the woods e Company a Trieste.
Raul: Sondheim, nel panorama del musical, è certamente più rapportabile ai compositori classici; benché scriva molto difficile dal punto di vista ritmico e armonico, scrive bene per i cantanti, a differenza di Webber, che ha in mente una sua linea melodica e dove vanno a parar le note, vanno; sarà compito del cantante di uscire da questo impasse. Sondheim ha ben presente quello che serve per un cantante, anche se a volte è difficile intonare i suoi brani perché la melodia magari è molto precisa, ma l'accompagnamento fa tutta un'altra cosa! Poi, è anche questione di gusti; Sondheim è più cerebrale, più intellettuale... e può piacere o meno.
Nel programma vi siete fermati nel 1996… Mancano le ultime due opere di Webber, The Beautiful Game e The Woman in White; e in questi casi, anche se è un’impresa titanica condensare il suo lavoro in un’ora e venti, salta sempre all’occhio quello che manca.
Davide: Sì è vero. E il grande assente è anche Starlight Express! In realtà manca anche Memory (l’avrebbe cantata Daniela Pobega nel concerto della settimana successiva, nota mia), e Alberta è stata ben contenta! In effetti gli ultimi due musical non li abbiamo affrontati per riuscire a coniugare quello che volevamo fare con l’essere il più possibile “popular”; perciò abbiamo studiato un repertorio fruibile, abbiamo inserito anche Whistle down the Wind dopo Cats, così passa indolore…
Ma per voi perfomer, com’è lavorare in Italia? Sulla lista di Amici del Musical se ne leggono tante, e il musical è in crisi, e non c’è qualità… voi come la vivete?
Davide: Noi siamo contenti, abbiamo avuto delle ottime esperienze. Però leggo e so anche di situazioni molto tristi. Il musical è un po’ bistrattato, su questo siamo d’accordo. L’unica cosa che auspicherei è l’arrivare alla cultura inglese del musical; ma per far arrivare al pubblico l’emozione vera ci vuole l’orchestra dal vivo, e questa è ancora una grossa pecca. Quando supereremo completamente l’ostacolo delle basi sarà un salto in avanti molto grosso.
Avendo anche un rappresentante dell’opera… Dietro le quinte si vive l’antagonismo opera-cultura “alta” contro il musical-cultura popolare?
Raul: Personalmente no. Visto che io arrivo dal musical, in qualche maniera, ho anche la cognizione di quelle che sono le difficoltà di cantare in un musical. E’ vero che nell’opera non c’è microfono, ci vuole un’altra tecnica che ci metti anni a costruire, però quando sento persone che cantano l’opera bistrattare il musical come forma di teatro musicale secondaria, ci vado coi piedi di piombo e puntualizzo: è un’altra cosa, un altro stile. Ma come utente teatrale di musical, devo dire che passa più emozione con il musical, perché l’opera è diventata molto statica, dedichi molto di più alla coloritura vocale che alla presenza scenica, e allora se volessi sentire un cantante d’opera cantare bene, me ne sto a casa a sentire un cd… Invece il musical mi ha sempre dato emozione. Rimane in ogni caso un ambiente dove i cachet sono molto più alti, dove forse c’è anche meritocrazia, perché se non riesco a cantare certe note, non lavoro…
E dei reality-casting che imperversano sulle reti televisive americane, inglesi e tedesche cosa pensate? Shawna Farrell li ha bollati di superficialità.
Davide: Io mi permetto per la prima volta in vita mia di dissentire da “mamma” Shawna. Perché io e Alberta, per esempio, abbiamo fatto Grease con Flavio Montrucchio, Tutti Insieme Appassionatamante con Michelle Hunzicker e Luca Ward… queste persone, magari possono essere scelte con superficialità, però, se con questi primi nomi riesci a costruire un cast di altre tredici persone, tredici performer che così possono essere visti e lavorare grazie a questo richiamo televisivo… bè, in Italia il binomio teatro-televisione ci vuole…
Marco: Io, stando a Roma, mi sono reso conto che la cultura è diversissima. A Roma abbiamo avuto Garinei e Giovannini, che hanno creato la commedia musicale all’italiana, perciò i romani non sono ancora così preparati ad un Fantasma dell’Opera o musical di questo genere. Però esiste Cinecittà, che è un grande punto di riferimento per i ragazzi di oggi che vogliono lavorare nello spettacolo, che non è tanto quello che diceva Raul sulla fatica del cantare, lo studio e tutto il resto, ma è fare subito quel passo in avanti per arrivare davanti una macchina da presa. Il guaio è che, purtroppo, non sono solo i ragazzi a presentarsi, ma i genitori che li spronano. Già da lì parti con il piede sbagliato per costruire una cultura giusta non solo per lo spettacolo in genere, ma anche per il musical. E venendo a Trieste mi sono reso conto che qui il pubblico ama davvero questo genere, assieme all’operetta; a Roma pensi invece di più al personaggio famoso che sta sul palco.
Davide, da triestino: è vera questa cosa? Recitare a Trieste piuttosto che Roma, Napoli, Milano o altre città, che differenza fa?
Davide: Gli attori sanno dove ci sono le mete difficili. Napoli è la meta difficile per qualsiasi attore di prosa, per esempio; Trieste, per quanto riguarda il musical, è conosciuta come una meta difficile, c’è un pubblico esigente e attento, preparatissimo nel teatro musicale, e quindi difficilissimo da conquistare. Perciò è un’emozione doppia.
Concludiamo con la solita domanda: prossimi impegni?
Davide: Io sto chiudendo alcuni laboratori qui in regione con le scuole elementari e medie tra Gorizia, Pordenone e Trieste. Poi continuo la mia collaborazione con Alfredo Lacosegliaz con una serie di concerti sul futurismo.
Alberta: Momento di pausa e di provini.
Raul: Io sto portando in giro con la soprano Roberta Riccetti e l’attrice Elisa Gabrielli di Terni un concerto che si intitola Non sei tu che sei l’anima mia, con duetti d’opera dal Ballo in maschera, Traviata e Tosca intervallati da monologhi recitati. E poi metterò di più il naso nel mondo del musical.
Marco: Molti provini in atto per le prossime stagioni, ma adesso sono entrato nella soap Un posto al sole come guest, un personaggio cattivello ma che spero duri!
Ragazzi grazie… non so come – e quando – riuscirò a condensare la nostra chiacchierata… ma ce la farò!
Davide, cominciamo da te. Leggo che hai un passato da mimo, psicologo, da mangiafuoco... com'è stata questa parabola che ti ha portato poi a fare il perfomer?
Mah... il mimo e il mangiafuoco li facevo mentre frequentavo la Bernstein School a Bologna, città molto costosa, e quindi per non gravare sulla famiglia alla domenica andavo in piazza e facevo il mimo e il mangiafuoco per i festival di strada!
E tu, Alberta?
No, io non facevo la mangiafuoco! (ride) Io artisticamente nasco come ballerina, ho fatto tantissime audizioni in tv, ma niente da fare. Ho poi partecipato all'audizione per Bulli e Pupe, facendo una figura che non ti dico perché in realtà non sapevo cosa si portasse ad una audizione per musical! Ma ho passato la selezione per la danza, sono entrata nella produzione, poi in Hello Dolly e poi mi hanno fatto fare Sandy in Grease!
Hai debuttato a Trieste, quindi...
Sì sì! Alla Sala Tripcovich!
Bene... Io non c'ero! (rido io) Ma andiamo avanti. Raul, tu come sei arrivato in questa allegra combriccola?
Sono capitato nel gruppo perché io e Davide abbiamo frequentato, anche se in periodi diversi, la BSMT, dove si siamo incrociati: io mi diplomavo, lui entrava. Però era destino che lavorassimo assieme, abbiamo fondato con altri amici gli Oblivion, di Bologna, con i quali abbiamo fatto molti spettacoli interessanti per quello che era il panorama locale: Café Chantant, un omaggio al Quartetto Cetra, uno spettacolo con i Gemelli Ruggeri e quindi è nata, oltre che una collaborazione, una forte amicizia. Poi ho iniziato a studiare canto lirico e un po' mi sono staccato, però l'amicizia è rimasta e anche la volontà di fare qualcosa insieme, come in questo recital dove abbiamo cercato dei pezzi di Webber che potevano essere interpretati anche da un cantante lirico.
Con gli Oblivion c'è anche qualcosa sul web, giusto? Di cosa si tratta?
Davide: Con Oblivion tutti i nostri filmati degli spettacoli vecchi sono stati messi su youtube, e in più abbiamo fatto una "Oblivion Tv", cioè una serie di clip che girano solo sul web, doce abbiamo coinvolto anche altri artisti di musical provenienti da Rent o da Joseph o dall'ultimo JCS...
Però ora tocca a Marco: tu come sei finito qui?
Bè, prima di conoscere il musical, il mio obiettivo era il cinema; ho infatti debuttato a Roma come attore, e volevo intraprendere quella strada. Però ancora non riuscivo ad entrare nel meccanismo cinematografico e televisivo, forse perché non bussavo alle porte giuste. Allora c'è stato un momento un po' buio, di riflessione, dove mi sono chiesto cosa ci fosse oltre alla professione dell'attore: c'è il canto, c'è la danza... allora, magari in una età un po' tarda, mi sono permesso di farmi avanti nel musical, studiando in una scuola. Incontravo ballerini fortissimi, e io mi sentivo di legno; potevo forse avere qualche agevolazione sulla recitazione, ma nella danza ero un po' sacrificato. Mi salvò il tip tap!
Indossai la prima volta un paio di scarpe con le claquette, e camminavo, e dicevo: ma che c'ho sotto i piedi? Che è 'sto rumore che faccio? Nell'altra sala c'era un vecchietto, che mi guardava e mi diceva: vieni qua! Questo maestro, che adesso non c'è più, e vorrei tanto ricordarlo, si chiamava Tony Ventura, il più grande coreografo che abbiamo avuto in Italia per il tip tap. E lui mi ha dato delle nozioni non tanto sulla tecnica, ma sulla bellezza e lo stile del tip tap che può essere dato sia con i piedi, che con il viso, le mani... e così è nata questa avventura. Debuttai in Tutti Insieme Appassionatamente, dove conobbi Raul, Davide e Alberta, che mi hanno proposto questa cosa. E il risultato penso sia stato abbastanza gradevole.
E allora veniamo allo spettacolo di stasera, su Lloyd Webber. Per voi, quanto è difficile cantare i suoi brani?
Davide: di più! Andrew LLoyd Webber è veramente difficile per un performer, per una serie di ragioni: principalmente perché scrive per uno strumento, non per un cantante. Quindi fa dei salti tremendi, sia di ottava che di altre cose. Poi la tessitura è molto alta, sia per donna che per uomo; per esempio, di Evita abbiamo preso gli spartiti originali, e si vede che lavora in una posizione molto difficile per una donna... E poi Webber si riconosce sempre perché nei duetti d'amore ha un quarto d'ora di strumentale prima di ripartire sulla nota più alta che puoi avere in repertorio! In tutti, dal Fantasma dell'Opera, a Sunset Boulevard, ma anche in Tell Me on a Sunday: si ferma un po' e poi TAHHHH!!! Riparte su note altissime, tremende.
Rispetto a Sondheim, invece, più volte citato - ma solo a parole - all'inizio dello spettacolo?
Davide: Lancio la palla a Raul, che ha già fatto Into the woods e Company a Trieste.
Raul: Sondheim, nel panorama del musical, è certamente più rapportabile ai compositori classici; benché scriva molto difficile dal punto di vista ritmico e armonico, scrive bene per i cantanti, a differenza di Webber, che ha in mente una sua linea melodica e dove vanno a parar le note, vanno; sarà compito del cantante di uscire da questo impasse. Sondheim ha ben presente quello che serve per un cantante, anche se a volte è difficile intonare i suoi brani perché la melodia magari è molto precisa, ma l'accompagnamento fa tutta un'altra cosa! Poi, è anche questione di gusti; Sondheim è più cerebrale, più intellettuale... e può piacere o meno.
Nel programma vi siete fermati nel 1996… Mancano le ultime due opere di Webber, The Beautiful Game e The Woman in White; e in questi casi, anche se è un’impresa titanica condensare il suo lavoro in un’ora e venti, salta sempre all’occhio quello che manca.
Davide: Sì è vero. E il grande assente è anche Starlight Express! In realtà manca anche Memory (l’avrebbe cantata Daniela Pobega nel concerto della settimana successiva, nota mia), e Alberta è stata ben contenta! In effetti gli ultimi due musical non li abbiamo affrontati per riuscire a coniugare quello che volevamo fare con l’essere il più possibile “popular”; perciò abbiamo studiato un repertorio fruibile, abbiamo inserito anche Whistle down the Wind dopo Cats, così passa indolore…
Ma per voi perfomer, com’è lavorare in Italia? Sulla lista di Amici del Musical se ne leggono tante, e il musical è in crisi, e non c’è qualità… voi come la vivete?
Davide: Noi siamo contenti, abbiamo avuto delle ottime esperienze. Però leggo e so anche di situazioni molto tristi. Il musical è un po’ bistrattato, su questo siamo d’accordo. L’unica cosa che auspicherei è l’arrivare alla cultura inglese del musical; ma per far arrivare al pubblico l’emozione vera ci vuole l’orchestra dal vivo, e questa è ancora una grossa pecca. Quando supereremo completamente l’ostacolo delle basi sarà un salto in avanti molto grosso.
Avendo anche un rappresentante dell’opera… Dietro le quinte si vive l’antagonismo opera-cultura “alta” contro il musical-cultura popolare?
Raul: Personalmente no. Visto che io arrivo dal musical, in qualche maniera, ho anche la cognizione di quelle che sono le difficoltà di cantare in un musical. E’ vero che nell’opera non c’è microfono, ci vuole un’altra tecnica che ci metti anni a costruire, però quando sento persone che cantano l’opera bistrattare il musical come forma di teatro musicale secondaria, ci vado coi piedi di piombo e puntualizzo: è un’altra cosa, un altro stile. Ma come utente teatrale di musical, devo dire che passa più emozione con il musical, perché l’opera è diventata molto statica, dedichi molto di più alla coloritura vocale che alla presenza scenica, e allora se volessi sentire un cantante d’opera cantare bene, me ne sto a casa a sentire un cd… Invece il musical mi ha sempre dato emozione. Rimane in ogni caso un ambiente dove i cachet sono molto più alti, dove forse c’è anche meritocrazia, perché se non riesco a cantare certe note, non lavoro…
E dei reality-casting che imperversano sulle reti televisive americane, inglesi e tedesche cosa pensate? Shawna Farrell li ha bollati di superficialità.
Davide: Io mi permetto per la prima volta in vita mia di dissentire da “mamma” Shawna. Perché io e Alberta, per esempio, abbiamo fatto Grease con Flavio Montrucchio, Tutti Insieme Appassionatamante con Michelle Hunzicker e Luca Ward… queste persone, magari possono essere scelte con superficialità, però, se con questi primi nomi riesci a costruire un cast di altre tredici persone, tredici performer che così possono essere visti e lavorare grazie a questo richiamo televisivo… bè, in Italia il binomio teatro-televisione ci vuole…
Marco: Io, stando a Roma, mi sono reso conto che la cultura è diversissima. A Roma abbiamo avuto Garinei e Giovannini, che hanno creato la commedia musicale all’italiana, perciò i romani non sono ancora così preparati ad un Fantasma dell’Opera o musical di questo genere. Però esiste Cinecittà, che è un grande punto di riferimento per i ragazzi di oggi che vogliono lavorare nello spettacolo, che non è tanto quello che diceva Raul sulla fatica del cantare, lo studio e tutto il resto, ma è fare subito quel passo in avanti per arrivare davanti una macchina da presa. Il guaio è che, purtroppo, non sono solo i ragazzi a presentarsi, ma i genitori che li spronano. Già da lì parti con il piede sbagliato per costruire una cultura giusta non solo per lo spettacolo in genere, ma anche per il musical. E venendo a Trieste mi sono reso conto che qui il pubblico ama davvero questo genere, assieme all’operetta; a Roma pensi invece di più al personaggio famoso che sta sul palco.
Davide, da triestino: è vera questa cosa? Recitare a Trieste piuttosto che Roma, Napoli, Milano o altre città, che differenza fa?
Davide: Gli attori sanno dove ci sono le mete difficili. Napoli è la meta difficile per qualsiasi attore di prosa, per esempio; Trieste, per quanto riguarda il musical, è conosciuta come una meta difficile, c’è un pubblico esigente e attento, preparatissimo nel teatro musicale, e quindi difficilissimo da conquistare. Perciò è un’emozione doppia.
Concludiamo con la solita domanda: prossimi impegni?
Davide: Io sto chiudendo alcuni laboratori qui in regione con le scuole elementari e medie tra Gorizia, Pordenone e Trieste. Poi continuo la mia collaborazione con Alfredo Lacosegliaz con una serie di concerti sul futurismo.
Alberta: Momento di pausa e di provini.
Raul: Io sto portando in giro con la soprano Roberta Riccetti e l’attrice Elisa Gabrielli di Terni un concerto che si intitola Non sei tu che sei l’anima mia, con duetti d’opera dal Ballo in maschera, Traviata e Tosca intervallati da monologhi recitati. E poi metterò di più il naso nel mondo del musical.
Marco: Molti provini in atto per le prossime stagioni, ma adesso sono entrato nella soap Un posto al sole come guest, un personaggio cattivello ma che spero duri!
Ragazzi grazie… non so come – e quando – riuscirò a condensare la nostra chiacchierata… ma ce la farò!
16 giugno 2008
Al plagio! Al plagio!
Ma ditemi voi: curiosando nell'utilissimo archivio online de "La Repubblica" alla ricerca di vecchi articoli sul mio caro Sunset Boulevard, trovo una dichiarazione di Loretta Goggi che parla proprio di un suo ipotetico ruolo da protagonista nell'altrettanto ipotetica versione italiana del capolavoro webberiano.
Incuriosito (guarda un po', penso, anche qualche giornalista de "La Repubblica" ha i miei stessi gusti), apro l'articolo e controllo: ma la MIA intervista che feci alla grande Loretta quando vidi Hello Dolly a Udine!
Certo, la tal Annamaria Ferretti ha contestualizzato il tutto alla tappa barese... ma quelle risposte la Goggi le aveva date a me!
Cliccando qui potete leggere l'articolo sulla Repubblica; andando su Amici del Musical (sezione Stars > Archivio > Loretta Goggi) l'articolo originale.
Che faccio? Chiedo il risarcimento?
Incuriosito (guarda un po', penso, anche qualche giornalista de "La Repubblica" ha i miei stessi gusti), apro l'articolo e controllo: ma la MIA intervista che feci alla grande Loretta quando vidi Hello Dolly a Udine!
Certo, la tal Annamaria Ferretti ha contestualizzato il tutto alla tappa barese... ma quelle risposte la Goggi le aveva date a me!
Cliccando qui potete leggere l'articolo sulla Repubblica; andando su Amici del Musical (sezione Stars > Archivio > Loretta Goggi) l'articolo originale.
Che faccio? Chiedo il risarcimento?
09 giugno 2008
Un anno con Beatrice
Lasciamo da parte i musical, per un giorno, perché oggi è un giorno speciale: compie un anno il mio piccolo grande capolavoro... Beatrice!
E' inutile dirvi quanto mi abbia cambiato - in meglio - la vita: colichette che non passavano mai, notti in bianco, febbriciattole, pappe e pappine da preparare, urla disperate... ^__^ Ma volete mettere l'incomparabile gioia, gioia autentica, di quella che ti senti dentro, nel vederla crescere giorno dopo giorno, sorridere, inciampare nei primi passi, bisbigliare le prime parole e sentirla dire, mentre ti guarda e ti fa una carezza al viso, "papà"? (anzi: pa-paaaa...)
Buon compleanno, piccola mia; e mai nome fu più azzecato, credimi. Beatrice, portatrice di gioia e serenità. Non solo per mamma e papà, ma per tutti quelli che ti stanno attorno, ogni giorno.
E' inutile dirvi quanto mi abbia cambiato - in meglio - la vita: colichette che non passavano mai, notti in bianco, febbriciattole, pappe e pappine da preparare, urla disperate... ^__^ Ma volete mettere l'incomparabile gioia, gioia autentica, di quella che ti senti dentro, nel vederla crescere giorno dopo giorno, sorridere, inciampare nei primi passi, bisbigliare le prime parole e sentirla dire, mentre ti guarda e ti fa una carezza al viso, "papà"? (anzi: pa-paaaa...)
Buon compleanno, piccola mia; e mai nome fu più azzecato, credimi. Beatrice, portatrice di gioia e serenità. Non solo per mamma e papà, ma per tutti quelli che ti stanno attorno, ogni giorno.
01 giugno 2008
Curti, Ian, Calenda: "Cats al Rossetti, che magica serata"
Trieste, 28 maggio 2008 - Siamo solo all'intervallo, ma Stefano Curti è al settimo cielo e appare già visibilmente più rilassato rispetto ad un'ora prima, quando all'ingresso del teatro l'abbiamo intervistato per Radioattività prima che andasse ad accogliere il neo presidente della Regione FVG, Renzo Tondo, alla sua prima uscita culturale ufficiale.
Il direttore organizzativo dello Stabile regionale finalmente sorride e scambia quattro chiacchiere anche con noi di Amici del Musical.
Stefano, mi sembra che tutto proceda per il meglio, no? Ma ci racconti come avete fatto a portare Cats in Italia?
E' stato un lavoro di due anni, iniziato con un primo contatto con la produzione inglese, perché avevo visto che c'era questa edizione in tour nel Regno Unito che girava in teatri abbastanza simili al nostro e con dei prezzi dei biglietti paragonabili a quelli italiani, e perciò mi sono chiesto come mai non potessimo portare lo show in Italia. All'inizio c'erano molte difficoltà, la società di Webber non voleva concedere i diritti per portare Cats nel nostro paese, poi abbiamo contattato un'agenza di Modena, la Just in Time, che ha portato avanti il discorso ed è riuscita a mettere insieme questo tour italiano; ma avendo preso noi per primi i contatti, siamo stati scelti per il debutto nazionale.
Anche perché, curiosamente, gli Arcimboldi avevano annunciato in cartellone lo spettacolo ben prima di voi...
In realtà Milano l'ha annunciato senza avere ancora un'autorizzazione a farlo, noi abbiamo aspettato il via libera della produzione inglese che riteneva fondamentale annunciarlo una volta che fosse stato firmato almeno un primo contratto. Non siamo riusciti a fare una promozione natalizia perché abbiamo avuto qualche intoppo, ma abbiamo aspettato i tempi giusti anche se devo dire che ero molto preoccupato: chiaramente per il nostro teatro era un grosso investimento, ma la risposta del pubblico è stata assolutamente sorprendente, abbiamo esaurito di fatto tutti i biglietti il primo giorno di prevendita!
Qui andiamo in crescendo con gli spettacoli: quattro anni fa Elisabeth e i protagonisti dei Vereigniten Buhnen Wien, adesso Cats; e per il futuro?
Abbiamo progetti molto importanti, ma... per scaramanzia non li dico! Sono comunque del livello di Cats, se non addirittura superiore.
Qualcosa del genere di?...
Da un lato stiamo lavorando con l'Austria e la Germania, dall'altro con l'Inghilterra; ho avuto proprio di recente un incontro con la società di Cameron Mackintosch, che detiene i diritti di molti spettacoli, ma è chiaro che non possiamo pensare di essere i soli a portare in Italia spettacoli come questo: deve nascere un gruppo di teatri che lavori assieme, e qualcosa si sta muovendo. Credo che il risultato che Cats ha avuto a Trieste metta Trieste nelle grandi città europee dove si fa musical, e spero già quest'autunno di annunciare qualcosa per la primavera 2009!
E noi ci contiamo, naturalmente. Buon proseguimento di serata.
Grazie, anche agli Amici del Musical!
Nel foyer del teatro, compiaciuto della folla che assalta anche i banchetti dove si vendono cd, dvd, tshirt ed eleganti programmi di sala di Cats, raggiungo David Ian, "the most powerful man of the english theatre" - come l'ha definito il mensile The Stage - che con tanta cortesia e classe risponde alle mie domande.
Cosa pensa di questa serata? Come sta andando?
E' una serata davvero esaltante! Cats è per la prima volta a Trieste, ed è una serata a dir poco meravigliosa!
Recentemente abbiamo letto che questa sarà l'ultima tournee di Cats: è vero?
No, no! Cats continuerà per sempre! E' finito a Londra, ma continuerà a girare tutto il mondo... Dopo Trieste, come sa, andremo a Milano, Firenze, Forlì, Caserta... e spero poi di tornare in Inghilterra, e magari di nuovo in Italia, e restarci più a lungo!
Ma per un performer, secondo lei, cosa significa recitare in Cats?
E' semplicemente un'opportunità per stare nel più sensazionale dance-musical del mondo.
E per lei, produrlo?
Bè, è lo show più visto al mondo, è uno dei migliori lavori di Andrew Lloyd Webber, e sono molto orgoglioso di produrlo!
E riguardo il suo prossimo progetto?
Stiamo trasformando Flashdance da un film ad un musical teatrale, che debutterà in luglio.
A questo punto, avremo l'occasione di vederlo anche qui?
Se sarà un successo, ne parlerò sicuramente con Stefano!
Sicuramente lo sarà, ma siamo ancora sotto la volta stellata del Rossetti, dove a fine serata, dopo che in un tripudio di fumi ed effetti speciali Grizabella è salita all'Heavyside Layer lasciando senza fiato il pubblico, raggiungiamo Antonio Calenda, il presidente dello Stabile regionale.
Dottor Calenda, che le sembra questa prima?
E' stata una serata storica, eccezionale: per la grande consuetidine che il pubblico della nostra città ha nei confronti del musical, che ha visto corrisposto anche questa volta in una grande messinscena. E' raro trovare un ensamble di questo livello, con la regia di un eccezionale uomo di teatro come Trevor Nunn, che ricordiamo ha diretto la Royal Shakespeare Company, con un'orchetra strepitosa, con una fonica e delle luci strepitose; che dire, abbiamo onorato la storia del nostro teatro nel migliore dei modi.
E una nuova sfida per il teatro, no?
Certo: andiamo sempre di più a portare la qualità in una città che intuisce e capisce cosa è bello. E noi dobbiamo corrispondere a queste aspettative ed essere all'altezza, con tanto lavoro e spirito di servizio.
Complimenti, allora, e buon lavoro.
Grazie!
Le luci si spengono, la folla si dirada. Mentre al Café Rossetti la festa notturna sta appena per iniziare, torniamo verso casa con la consapevolezza di aver assistito ad un vero evento. E la certezza che sarà solo il primo di una lunga serie.
Il direttore organizzativo dello Stabile regionale finalmente sorride e scambia quattro chiacchiere anche con noi di Amici del Musical.
Stefano, mi sembra che tutto proceda per il meglio, no? Ma ci racconti come avete fatto a portare Cats in Italia?
E' stato un lavoro di due anni, iniziato con un primo contatto con la produzione inglese, perché avevo visto che c'era questa edizione in tour nel Regno Unito che girava in teatri abbastanza simili al nostro e con dei prezzi dei biglietti paragonabili a quelli italiani, e perciò mi sono chiesto come mai non potessimo portare lo show in Italia. All'inizio c'erano molte difficoltà, la società di Webber non voleva concedere i diritti per portare Cats nel nostro paese, poi abbiamo contattato un'agenza di Modena, la Just in Time, che ha portato avanti il discorso ed è riuscita a mettere insieme questo tour italiano; ma avendo preso noi per primi i contatti, siamo stati scelti per il debutto nazionale.
Anche perché, curiosamente, gli Arcimboldi avevano annunciato in cartellone lo spettacolo ben prima di voi...
In realtà Milano l'ha annunciato senza avere ancora un'autorizzazione a farlo, noi abbiamo aspettato il via libera della produzione inglese che riteneva fondamentale annunciarlo una volta che fosse stato firmato almeno un primo contratto. Non siamo riusciti a fare una promozione natalizia perché abbiamo avuto qualche intoppo, ma abbiamo aspettato i tempi giusti anche se devo dire che ero molto preoccupato: chiaramente per il nostro teatro era un grosso investimento, ma la risposta del pubblico è stata assolutamente sorprendente, abbiamo esaurito di fatto tutti i biglietti il primo giorno di prevendita!
Qui andiamo in crescendo con gli spettacoli: quattro anni fa Elisabeth e i protagonisti dei Vereigniten Buhnen Wien, adesso Cats; e per il futuro?
Abbiamo progetti molto importanti, ma... per scaramanzia non li dico! Sono comunque del livello di Cats, se non addirittura superiore.
Qualcosa del genere di?...
Da un lato stiamo lavorando con l'Austria e la Germania, dall'altro con l'Inghilterra; ho avuto proprio di recente un incontro con la società di Cameron Mackintosch, che detiene i diritti di molti spettacoli, ma è chiaro che non possiamo pensare di essere i soli a portare in Italia spettacoli come questo: deve nascere un gruppo di teatri che lavori assieme, e qualcosa si sta muovendo. Credo che il risultato che Cats ha avuto a Trieste metta Trieste nelle grandi città europee dove si fa musical, e spero già quest'autunno di annunciare qualcosa per la primavera 2009!
E noi ci contiamo, naturalmente. Buon proseguimento di serata.
Grazie, anche agli Amici del Musical!
Nel foyer del teatro, compiaciuto della folla che assalta anche i banchetti dove si vendono cd, dvd, tshirt ed eleganti programmi di sala di Cats, raggiungo David Ian, "the most powerful man of the english theatre" - come l'ha definito il mensile The Stage - che con tanta cortesia e classe risponde alle mie domande.
Cosa pensa di questa serata? Come sta andando?
E' una serata davvero esaltante! Cats è per la prima volta a Trieste, ed è una serata a dir poco meravigliosa!
Recentemente abbiamo letto che questa sarà l'ultima tournee di Cats: è vero?
No, no! Cats continuerà per sempre! E' finito a Londra, ma continuerà a girare tutto il mondo... Dopo Trieste, come sa, andremo a Milano, Firenze, Forlì, Caserta... e spero poi di tornare in Inghilterra, e magari di nuovo in Italia, e restarci più a lungo!
Ma per un performer, secondo lei, cosa significa recitare in Cats?
E' semplicemente un'opportunità per stare nel più sensazionale dance-musical del mondo.
E per lei, produrlo?
Bè, è lo show più visto al mondo, è uno dei migliori lavori di Andrew Lloyd Webber, e sono molto orgoglioso di produrlo!
E riguardo il suo prossimo progetto?
Stiamo trasformando Flashdance da un film ad un musical teatrale, che debutterà in luglio.
A questo punto, avremo l'occasione di vederlo anche qui?
Se sarà un successo, ne parlerò sicuramente con Stefano!
Sicuramente lo sarà, ma siamo ancora sotto la volta stellata del Rossetti, dove a fine serata, dopo che in un tripudio di fumi ed effetti speciali Grizabella è salita all'Heavyside Layer lasciando senza fiato il pubblico, raggiungiamo Antonio Calenda, il presidente dello Stabile regionale.
Dottor Calenda, che le sembra questa prima?
E' stata una serata storica, eccezionale: per la grande consuetidine che il pubblico della nostra città ha nei confronti del musical, che ha visto corrisposto anche questa volta in una grande messinscena. E' raro trovare un ensamble di questo livello, con la regia di un eccezionale uomo di teatro come Trevor Nunn, che ricordiamo ha diretto la Royal Shakespeare Company, con un'orchetra strepitosa, con una fonica e delle luci strepitose; che dire, abbiamo onorato la storia del nostro teatro nel migliore dei modi.
E una nuova sfida per il teatro, no?
Certo: andiamo sempre di più a portare la qualità in una città che intuisce e capisce cosa è bello. E noi dobbiamo corrispondere a queste aspettative ed essere all'altezza, con tanto lavoro e spirito di servizio.
Complimenti, allora, e buon lavoro.
Grazie!
Le luci si spengono, la folla si dirada. Mentre al Café Rossetti la festa notturna sta appena per iniziare, torniamo verso casa con la consapevolezza di aver assistito ad un vero evento. E la certezza che sarà solo il primo di una lunga serie.
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