Trieste, Politeama Rossetti, 21 gennaio 2015 - Partiamo dal fondo. Il vero spettacolo di questo Jesus Christ Superstar targato Massimo Piparo, va in scena nel foyer DOPO lo spettacolo, quando decine e decine di fan attendono con pazienza e trepidazione l'arrivo del mito in persona: Ted Neeley. Per i pochi che ancora non lo sapessero, è l'interprete originale di Jesus nella celeberrima (orrenda parola) versione cinematografica dell'opera rock di Webber e Rice che più di ogni altra è entrata nell'immaginario collettivo, influenzando in modo più o meno marcato ogni rilettura successiva dell'opera stessa.
Ted Neeley, ultrasettantenne in splendida forma, si concede a tutti gli spettatori come se li conoscesse da sempre, uno a uno: non si limita ad una foto veloce o ad una stretta di mano, e avanti il prossimo; no, chiacchiera, domanda, si stupisce, firma autografi, scrive dediche, si presta ad ogni inquadratura e si assicura che ogni scatto sia venuto bene. Uno, due, tre, cinque minuti a fan. Non stupisce che questi incontri post-show durino un paio d'ore alla volta, ed è quasi commovente vedere l'umiltà e la pazienza di questa autentica icona del teatro musicale alle prese con schiere sterminate di appassionati in fervida devozione.
A me ha stretto la mano cinque volte, prima di lasciarmi andare, e non prima di aver risposto in modo estremamente esauriente alla domanda posta da Enrico Comar, uno dei bravi collaboratori di Amici del Musical ("That's amazing", ha pure esclamato felice Ted, quando gli abbiamo rivelato che eravamo lì per il nostro network di appassionati), centrata sul perché il musical finisse con la crocifissione di Cristo. "E' semplicemente perché Tim Rice e Webber hanno voluto raccontare gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù Cristo, proprio dal punto di vista umano." Ha risposto con pacatezza. "E' solo dopo averlo crocifisso, che si chiedono se c'era davvero qualcosa di divino in lui."
Certo, la geniale operazione di marketing della nostalgia messa in piedi da Piparo funziona alla grande (nei mesi scorsi al Sistina di Roma si è svolta la reunion con altri due interpreti storici del film: Yvonne Elliman - Mary Magdalene e Berry Dennen - Pilate; ma quindici anni fa aveva portato in scena il Judas di Carl Anderson), e anche il pubblico triestino ha risposto con un teatro Rossetti strapieno, spettatori in autentico visibilio e standing ovation finale (fino al 25 gennaio, ancora pochissimi posti disponibili qui).
Se il cast è davvero all'altezza, capitanato dalla superstar Neeley che ancora sfodera gli acuti - magari smorzati - per il quale è diventato così famoso, non si può dire la stessa cosa della regia di Piparo, molte volte confusa, e del pessimo bilanciamento dell'audio: l'orchestra dal vivo, condotta con energia da Emanuele Friello, copriva in modo assordante gran parte delle voci e dei cori, spesso sovrastati completamente. Ed è un vero peccato, perché la partitura di Webber è un capolavoro di rimandi, stili diversi e sonorità rarefatte che ieri sera si sono perse in gran parte.
Il grande videowall a led che costituisce gran parte della scenografia ideata da Teresa Caruso, assieme all'immancabile scalinata, alla pedana rotante che accoglie parte dell'orchestra e alle inevitabili impalcature (non ricordo allestimento di JCS che non avesse almeno uno di questi elementi), contestualizza i testi di Rice ai versetti dei vangeli dai quali sono tratti, in una sorta di metasopratitoli, e si presta alla parata delle immagini di tutti gli orrori del mondo che ormai sono diventati la cifra registica di questi venti anni di JCS durante il brano finale Superstar (l'uso della videocamera e l'ingresso in platea dal foyer di Judas e Jesus benedicente fa sempre il suo gran effetto).
Il resto del cast, dicevamo. Feysal Borciani (Judas) sembra Carl Anderson da giovane, del resto è stato scelto da Neeley e Piparo tra 500 candidati anche per questo, oltre che naturalmente per la bravura che infonde nel ruolo. Simona Distefano, voce eccezionale, incarna una Mary Magdalene dolcissima. Emiliano Geppetti è un Pilato tormentato, Claudio Compagno è convincente nel doppio ruolo di Simon Zealotes e Pietro, Salvador Axel Torrisi interpreta con divertita ironia un Erode che sembra uscito da Shrek, mentre la coppia Francesco Mastroianni - Caiaphas e Paride Acacia - Hannas fanno faville nei loro costumi da sacerdoti. Discepoli, popolo, mangiafuoco e trampolieri si muovono con instancabile precisione ed energia agli ordini di Roberto Croce. Ottimo il disegno luci di Umile Vainieri, e bella l'idea delle spade luminose che sembrano fendere l'aria a ritmo di musica.
Nonostante i tantissimi fan e conoscitori della partitura a memoria, in questi 40 anni nessuno ha però ancora capito che non si applaude in mezzo a Gethsemane.
2 commenti:
Che invidiaaaaa... Sono tre anni che non metto piede in un teatro (ma com'è possibile??) e non conto più gli spettacoli che avrei voluto vedere ma poi ho perso...
Ma stavolta veramente rosico, rosico tanto perché non capiterà più di vedere il Jesus originale in scena a Firenze.. e io non c'ero!! :-((
(Sì, sono ancora viva...)
Martina carissima!!! Come stai? Io ho invece ripreso più o meno da qualche mese ad andare a teatro con una certa libertà... speriamo solo che al Rossetti rimangano i musical, sennò questa stagione sarà l'ultima, mi sa. :-(
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