Nei mesi scorsi, dopo la premiere milanese, avevo letto pareri contraddittori, a volte molto duri, sull'esito di questo show nel suo adattamento nostrano. Non c'erano vie di mezzo: trionfo o stroncatura; e invece, la verità, secondo me, sta proprio a metà. A fine serata mi sono chiesto se senza Elio e Geppi Cucciari, che ovviamente interpretano Gomez e Morticia Addams, il musical avrebbe potuto avere la stessa risonanza mediatica e lo stesso seguito che ha avuto fin qui (le cifre ufficiali parlano di 50.000 spettatori a Milano, e del resto alla prima al Rossetti il teatro era quasi esaurito), e sinceramente penso di no. Tuttavia Giorgio Gallione, il regista, ha visto giusto: a sentire i commenti e le aspettative del folto pubblico in attesa di entrare in sala, tanti erano lì proprio per vedere i loro beniamini musical-televisivi alla prova del palcoscenico.
Anticonformisti e spiazzanti nei loro rispettivi ruoli per cui sono conosciuti sulle scene e in tv, Elio e Geppi Cucciari tratteggiano a loro modo i loro alias teatrali, pur offrendone una lettura distante anni luce dagli Addams che conosciamo e ricordiamo dalla storica serie in bianco e nero o dai cartoni creati da Charles Addams nei lontani anni Trenta.
L'algida classe di Morticia si stempera nelle prorompenti e fasciate forme di Geppi, ma non la sua tagliente ironia (anche se qualche battuta greve la Morticia storica non l'avrebbe certo fatta); e la stralunata verve istrionica e spagnoleggiante di Gomez sono declinate secondo il sense of humour e il tocco nonsense di Elio. La coppia funziona, attorniata da un cast di prim'ordine capitanato dalla professionalità, dalla voce e dalla presenza scenica di Pierpaolo Lopatriello, nei panni di zio Fester. Sorta di guida e voce narrante della storia, Lopatriello rompe spesso la "quarta parete" rivolgendosi direttamente al pubblico e offrendo uno dei momenti più lirici e toccanti dello show, quando canta alla "sua" luna di cui è perdutamente innamorato.
L'altra bella sorpresa dello show è la giovane Giulia Odetto nei panni di Mercoledì: bella voce, ben impostata, e padronanza del personaggio assai schizofrenico che deve interpretare (le avremo portato fortuna intervistandola come "duemillesima" amica del musical per la nostra webzine?). La stessa cosa si può dire dell'enorme e baritonale Filippo Musenga nei panni di Lurch: il frankesteiniano maggiordomo di casa Addams non poteva essere migliore. Sergio Mancinelli interpreta un'inedita Nonna Addams con sgraziata ed esilarante mascolinità. Ben assortito anche il team della famiglia Beineke, contraltare "normale" degli Addams alle prese con le loro stranezze e diavolerie, con i bravi Andrea Spina (papà Mal), Clara Maselli (mamma Alice) e Paolo Avanzini, il giovane Lucas per il quale Mercoledì perde la testa e porta lo scompiglio in famiglia annunciando di volerlo sposare. Il giovanissimo Emanuele Ghizzinardi sembra a suo agio nei panni scomodi del tormentato piccolo masochista Pugsley.
Il resto del cast, dicevamo, è parimenti all'altezza negli eccentrici e originali costumi di Antonio Marras; le scene di Guido Fiorato sembrano ispirate ai quadri di Dührer, e le luci di Marco Filibeck suggeriscono le atmosfere gotiche giuste, amplificate da nebbie, fumi e fondali che richiamano le macchie d'inchiostro di Rorschach.Le musiche di Andrew Lippa sono godibili, in alcuni momenti richiamano alla mente qualche quadro da Sweeney Todd, ma nulla di eccezionale e memorabile; l'adattamento in italiano di Stefano Benni funziona - almeno per chi, come me, non conosce il testo inglese - perseguendo la via della battuta facile e a volte greve.
Le coreografie di Giovanni Di Cicco richiamano alla memoria le movenze zombesche dell'incipit di Elisabeth, specie nel primo quadro quando la famiglia e tutti i loro antenati si presentano al pubblico.
Il celebre schiocco di dita che per anni ha accompagnato la celeberrima melodia degli Addams, si sente solo nei primissimi secondi dell'ouverture, e poi nel finale, tanto per inquadrare lo show; e Mano e il peloso cugino Itt rimangono a margine. Qualche lungaggine nei cambi scena non fa perdere troppo il ritmo al musical, che rimane godibile e fa divertire per due ore e mezza.
Al Politeama Rossetti fino all'11 gennaio, se potete, andateci.
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