16 maggio 2007

Et voilà, l'operetta!

Torna Il Festival Internazionale dell'Operetta a Trieste, senza titoli altisonanti, ma con un programma che sembra aprire al futuro e promettere aria nuova per i prossimi anni, dopo le troppe incertezze delle passate edizioni.
Quattro opere in cartellone, dal 30 giugno al 29 luglio, più una sezione collaterale dedicata alla cinematografia, costituiscono l'ossatura di questa 38esima edizione che si dividerà tra il Teatro Verdi e la consueta Sala Tripcovich.
Si comincia il 30 giugno con Il paese dei campanelli, un titolo forse tra i più conosciuti e amati tra gli appassionati della piccola lirica, ma che manca dal panorama triestino da almeno una quindicina d'anni (una delle ultime occasioni di vedere sulle scene Sandro Massimini, che purtroppo dovette rinunciare per motivi di salute). A dirigere il lavoro di Lombardo e Ranzato, un nome che promette invenzioni sceniche originali: Maurizio Nichetti. L'allestimento è nuovo di zecca.
Abbandonate le collaborazioni con la Compagnia della Rancia e con Massimo Piparo, che dai primi anni Novanta regalavano all'estate triestina il privilegio di assistere in anteprima nazionale (e con una grande orchestra dal vivo, e non, come poi succedeva nelle tournee italiane, con le basi preregistrate) a musical come Sette Spose per Sette Fratelli, Hello Dolly, Cabaret prima maniera, Cantando sotto la pioggia e My Fair Lady, quest'anno il festival porta alla Sala Tripcovich Porgy & Bess, il capolavoro dei fratelli Gerswhin nell'allestimento del New York Harlem Theater (dall'11 luglio). Non di musical si tratta, la struttura è quella dell'opera, ma la regia e le coreografie di Baayork Lee promettono bene.
Dal 20 luglio, dopo la versione in concerto della scorsa estate, torna con l'allestimento completo La bella Galatea, di Franz Von Suppé. Sul podio Albert Eschwe. Un piacevole atto unico.
L'opera buffa di Offenbach fa capolino come ultimo titolo in cartellone, dal 24 luglio, nell'allestimento de La perichole (la chanteuse et le dictateur), che vedrà in regia nientepopodimenoche Jerome Savary.
Come si diceva, anche il cinema avrà la sua parte nella sezione L'operetta in celluloide, che proporrà, tra gli altri, la visione de Il Paese dei Campanelli con Sofia Loren e Carlo Dapporto (film del 1953, ai più credo dimenticato), e il Porgy & Bess di Otto Preminger, con Sidney Poiter e Sammy Davis Jr.
Sul sito del Teatro Verdi, per ora solo in pdf, tutte le info sul Festival.



8 commenti:

Anonimo ha detto...

Io ho già detto la mia, vedo che tu la prendi bene...beh, evviva l'ottimismo! Stiamo allegri, dunque. Il Festival non è morto, almeno.
Auf wiedersehen
Josef

Francesco Moretti ha detto...

Bè, "Il paese dei campanelli" è stata la prima operetta che ho visto, al Rossetti, tanti anni fa! Regalai un biglietto a mia madre proprio perché nel cast doveva esserci Sandro Massimini, purtroppo al suo posto cantò il sostituto... ma che bella fiaba! La cosa che mi entusiasmò di più fu che riconobbi molte delle canzoni dell'operetta, che sentivo spessissimo da un LP di Claudio Villa che mia mamma adorava!
E anche Porgy & Bess mi incuriosisce... sugli altri due titoli non saprei, perché non li conosco affatto, ma gli autori sono una garanzia, no?

Anonimo ha detto...

Vedi Franz (e tutti gli altri lettori, s’intende) io sono così a favore del teatro musicale che non mi piace mai parlarne male. Vorrei sempre che si incoraggiassero tutti i tentativi di farlo vivere.L’astio, la critica pungente non mi piacciono. Preferisco sempre abbassare i toni. Beh, ma questa volta è difficile almeno non “dissentire” dalla scelte dell’ultimo Festival triestino. Eh sì perché qui si è voluto metter in scena tutto fuorché l’Operetta e il Musical. Almeno così come Trieste ce li ha sempre mostrati. E la scelta dei titoli è la riprova di un certo direi stizzoso allontanamento. Che i due generi di teatro in musica siano stati storicamente invisi a molti appassionati della Grande lirica è un fatto ormai assodato. E quindi magari un sovrintendente, amante solo del Melodramma, che si vede costretto ad organizzare una stagione suo malgrado – perché a Trieste il Festival c’è da 57 anni- cosa fa per “non-fare-ciò-che-non-ama” ? Prende due titoli come la GALATEA di Suppè e la ripropone ancora (un tempo sarebbe stato impensabile che Trieste pensasse ad un atto unico e che paradossalmente lo mettesse 2 anni di fila in cartellone) e poi LA PERICHOLE famosa per essere la meno-champagne dei lavori offenbachiani (insomma è la più “opera” fra le operette di Offenbach che già guardano all’opera-comique e opera-bouffe più che al modello dell’operetta tout-court);
e poi come “musical” si sceglie un’opera-folk-jazz come PORGY & BESS che avrà anche qualche bella canzone ma sa anche un bel po’ di triste…
Insomma al posto di 2 operette e un musical quasi 3…opere liriche. Valide per gli studiosi quanto si vuole ma lontane da quello che si è sempre visto a Trieste : le vorticose danze del corpo di ballo istruito da Gino Landi, accompagnato da scene pittoresche e con sempre nuovi e scintillanti costumi. Quest’anno con questi 3 titoli, c’è da scordarsi tutto.
Trieste che ha sempre mostrato cantanti trasformarsi in disinvolte soubrettes, quest’anno con questi 3 titoli non ne vedrà neanche una. Ah, sì c’è il PAESE DEI CAMPANELLI…per cui una-soubrette-una ed un-comico-uno ci sarà. Certo la marcetta che ascoltavi tu, cantata da Claudio Villa, “Quando il giorno muor” è fra le cose migliori dello spartito ma come mai questo titolo è –assiene a CINCILA’- il meno amato dai capocomici che ogni anno si vedono costretti a proporlo perché “fa cassetta” ? Una ragione ci sarà.
Musicalmente c’è molto di meglio nella “piccola lirica” e lo conferma un signore, tale Bruno Traversetti, che ha scritto un volumetto dal titolo “L’operetta” che considerava il titolo in questione “regno di una plebea quantità di sciatte delizie e di sospetti esotismi in cui il piacere elementare e ruggente delle masse chiede che si affastelli senza criterio ogni facile langore”. E’ un po’ ermetico il siòr Traversetti che non voleva offendere nessuno e non sapeva come dire che i CAMPANELLI assecondano l’istinto più greve della storia della “lirica leggera”, con quel finale del 1° atto in cui i cadetti escono dalle case delle olandesine con le braghe in mano. Non molto edificante. E soprattutto questo tipo di cadute di stile sono un fatto solo italiano, essendo le operette degli altri paese europei ad un livello di dignità librettistica (ma sicuramente anche musicale) oggettivamente superiore.
Insomma le tre…opere di cui sopra (Galatea, Perichòle e Porgy) sembrano guardare i generi operetta e musical dall’alto verso il basso e infine l’unico titolo di tradizione, è un po’ troppo abusato, ormai spremuto come un limone, di basso profilo.
Ben s’intende che la cosa principale è che il Festival rimanga in vita. Secondo me quest’anno ci è andata male ma se il criterio è quello di “evitare” le vere operette e i veri musical “da Trieste”, il prossimo anno ci ritroveremo con gli stessi inconvenienti, magari con i CAMPANELLI sostituiti da quella che qualche comico del passato considerava come una “rivistona” (in senso non certo positivo) come CINCILA’.
Ma secondo me i triestini, dopo aver visto questi spettacoli su tonalità di…grigio, si faranno sentire! Non possono non farlo….nulla è perduto quindi. Una rondine non fa primavera…
Tschuess
Josef

Anonimo ha detto...

In effetti il programma è pesantuccio:
Sono a favore del riscoprire opere poco conosciute, però ad un titolo inusuale è giusto affiancarne un altro più attraente...
Personalmente io adoro "IL Paese Dei Campanelli" che ho fatto per due anni in teatro senza mai annoiarmi, credo sia una delle operette italiane più riuscite,ma questo titolo ormai è sempre in cartellone ogni anno, proposto da compagnie grandi e piccole...il repertorio dell'operetta è vasto!

Sul versante musical sarebbe stato meglio scegliere un titolo più vicino all'operetta che non all'opera: un My Fair Lady (verrà a Bologna in autunno in una mega versione straniera al Comunale, potevano fare un'anteprima triestina, no?) oppure tanti altri titoli più frizzanti. Porgy&Bess è un capolavoro melodrammatico, ma non è da festival dell'operetta!
Tornando alle operette perchè invece non riscoprire titoli deliziosi, vivaci ma meno noti tipo "Vittoria e Il suo Ussaro", "Fiore d'hawaii", "Parata di Primavera" o un bel titolo di Gilbert&Sullivan??
Insomma è bene che il festival continui nonostante la crisi generale, però si poteva osare di più...

Anonimo ha detto...

Gab, sono d'accordo con te su tutto o quasi. Quando dico "quasi" è sul fatto che qualcuno che fa i CAMPANELLI sul palcoscenico possa continuare ad amare questo titolo...certo, non discuto i gusti che sono personali e quindi validi per ciascuno ma so per certo quanto "sacrificio" costi a capocomici del passato e del presente stare lì a dire quelle quattro battute trite e ritrite del personaggio di LaGaffe...
Sono lieto però che qualcuno riconosca che la scelta quest'anno è stata come mai era successo prima a Trieste; si è voluto tagliare di netto col passato, si è evitato accuratamente spettacolo, sfarzo, coreografie sognanti in favore di titoli che potevano andar bene anche nella stagione lirica invernale.
E' come se uno organizzasse un Festival di opera lirica e proponesse 1 opera del '600 di Cavalli, 1 opera di Monteverdi (entrambe agli albori del melodramma) e poi, per presentare un'opera moderna, scegliesse SWEENEY TODD di Sondheim che opera non è ma è solo un musical sul... tetro. Insomma tutto tranne che le opera così come si conoscono.
Trieste rimane il posto migliore in Italia storicamente per questo tipo di repertorio e quindi W Trieste forever ma la delusione quest'anno...beh, è evidente.
Tschuess
Josef

Francesco Moretti ha detto...

Uhm... non avete considerato il fattore puramente economico dell'operazione? In tempi di magra (gli ultimi anni sono stati addirittura a rischio) credo si faccia il massimo con il minimo. I Campanelli sono un titolo facile facile che farà il pienone, Porgy è il musical "impegnato", sugli altri due titoli non mi pronuncio perché per me assolutamente sconosciuti. Ma almeno assicurano un cartellone secondo me più che dignitoso. Poi come al solito staremo a vedere...

Anonimo ha detto...

Josef...Sono due anni che faccio alternandolo ad altri titoli "Campanelli" e credimi non mi sono mai annoiato, forse perchè la versione che faccio, quella proposta da Corrado Abbati è molto più asciutta e "rivisitata" sotto forma di "fiaba" rispetto a quelle che mi è capitato di vedere in passato...In questa versione il comico è certamente La Gaffe, però anche gli altri personaggi (tipo Pomerania, i tre mariti e Bon Bon) hanno i loro buoni momenti e alla fin fine risulta uno spettacolo corale molto gradevole, leggero e veloce...Io invece non "reggo" la Vedova Allegra che invece è ritenuta la regina delle operette, pensa un po' che eretico che sono!...In genere l'operetta Viennese la ritengo più pesante, datata e meno interessante, mi diverte di più quella italiana, tedesca, ungherese o inglese. Trovo deliziosa "Al Cavallino Bianco" che ho avuto modo di fare in passato per esempio...meno divertenti e più pesanti operette come "Conte di Lussemburgo" o "Sogno di Un Valzer" che ho fatto volentieri, ma per gusti personali non credo che mi entusiasmerei vedendole o ascoltandole...Questione di gusti!
poi ripeto dipende anche tanto dalla messa in scena, dalla regia. Oggi come oggi bisogna saper rinfrescare certi titoli come vengono rinfrescati certi musical del passato quando a Broadway ne fanno un revival...
Come scrivi tu poi ogni spettacolo è ben accolto nel suo spazio giusto: se c'è un festival dell'operetta bisogna favorire ed esaltare questo genere e le sue caratteristiche principali, quindi largo spazio in primis a quegli spettacoli e allestimenti più affini, poi anche all'inusuale, alla riscoperta perchè è solo grazie a queste occasioni che titoli poco noti possono avere l'opportunità di andare in scena, non certo nelle solite stagioni teatrali...
Comunque sia, l'importante è che il festival non muoia, che continui ad essere fatto, poi gli appassionati faranno giustamente sentire la propria voce sperando che sia ascoltata per dei miglioramenti futuri. Divertitevi al Festival voi che ci sarete!

Anonimo ha detto...

Ehilà, ma qui, gratta gratta non è non ci andrà nessuno a questo benedetto Festival...
una tristezza nella già tristezza dei titoli!
E invece no, dài, qualcuno ci dovrà pur andare...
Gab, sì LA VEDOVA dopo che la fai per 100 sere può stancare, me lo hanno già detto.
Ma comunque quest'anno ne avremo una all'Opera di Roma con Vincenzo Salemme che suscita curiosità. Lui è un super-estroverso, sarà un Njegus straripante. L'importante è che la musica rimanga come l'ha scritta Lehar.
Devo precisare che quando gli allestimenti sono come si deve Trieste risponde in massa e non si trova più un biglietto anche se metti in scena LA DONNA PERDUTA di Pietri! (già successo, meine Freunde)
Ciao
Josef