E' ormai passato un anno dalla felice esperienza de Le Stelle del Musical, il bel concerto di beneficenza con Federica Bressan e il Piccolo Coro di Monfalcone.
Finalmente, posso farvi vedere qualche breve estratto pescato quasi per caso dal web: I colori del vento, Gold von den Sternen, Memory e Beautiful that way. Mi scuso per la qualità video; ma l'audio è decente. Un po' di nostalgia per un'avventura durata quasi due anni, che mi ha dato tante soddisfazioni e la voglia di continuare. Buon anno a tutti.
27 dicembre 2010
23 dicembre 2010
08 dicembre 2010
And now, Mr. De Mille... I'm ready for my closeup
Un altro allestimento, nuovo di zecca, per il mio amato Sunset Blvd. Certo che ultimamente questo capolavoro è stato riscoperto. Buon segno: siamo in attesa di notizie per il probabile arrivo in Italia, a Trieste - e dove, sennò - nel 2012. Intanto se lo godono americani e tedeschi: anche in Germania, un mese fa, ha debuttato una nuova versione tedesca. E Stephanie Powers, indimenticata protagonista della storica serie Cuore e batticuore, è stata Norma Desmond in una acclamata versione regionale a Ogunquit.
27 novembre 2010
Riccardo Berdini, premio Massimini 2010
E vabbè, ieri avevo fatto i salti mortali per riuscire ad essere presente in Sala Bartoli del Politeama Rossetti e gustarmi la premiazione di Riccardo Simone Berdini, insignito da qualche giorno del prestigioso Premio Massimini dell'Associazione Internazionale dell'Operetta di Trieste. E invece... l'enorme mole di lavoro in ufficio me l'ha impedito. Un vero peccato, perché Riccardo ha ricevuto il premio dalle mani di Marti Webb, la star del musical inglese che in questi giorni è applauditissima in Oklahoma! proprio al Rossetti, altro show che mi perdo. Sigh. Ma la foto la posto lo stesso, perché questo ragazzo cresce bene e promette altrettanto bene: ha in mente di creare una compagnia di musical tutta triestina, considerata la buona... compagnia cittadina in cui si trova! In bocca al lupo! E se volete vedere un piccolo video del pomeriggio, eccolo qua.
31 ottobre 2010
Daniela Pobega, una fatina a New York (e non solo)
Trieste continua a sfornare talenti per il musical italiano, e una di questi si chiama Daniela Pobega. L'avevo vista l'ultima volta lo scorso maggio nei suoi panni più congeniali - quelli della fata Turchina - al Sistina di Roma, nel Pinocchio della Compagnia della Rancia. Ruolo che le ha portato fortuna, e che le ha spalancato le porte del teatro musicale.
La raggiungo al telefono mentre è in viaggio verso Milano, e verso una nuova avventura musical-e, reduce da due tournee all'estero - New York e Seoul - con Pinocchio e la bella esperienza di Musical StarTS al Castello di San Giusto di Trieste.
Partiamo dunque da Pinocchio nella Grande Mela.
"E' stata un'esperienza bellissima", esordisce Daniela. "Anche se in realtà non sapevamo bene cosa aspettarci, dal teatro che non conoscevamo, al tipo di pubblico che avremmo trovato. Ma il teatro era poi molto più piccolo di quello coreano della scorsa estate, e l'abbiamo riempito sempre, con due repliche al giorno! Il pubblico è stato eccezionale, rideva ad ogni battuta, faceva applausi a scena aperta..."
Che tipo di pubblico c'era?
"Era misto. Una parte, specialmente quello delle matinee, proveniva dalle scuole dove si insegna italiano; poi venivano quelli delle comunità italiane, alcune con svariati decenni di storia alle spalle, e poi, tramite un fenomenale passaparola, tanti americani! E tra questi, per dire, anche un ragazzo che fa Lion King a Broadway, che ho conosciuto quando sono andata a rivederlo per l'ennesima volta!"
Ma per un performer italiano, che effetto fa cantare in un teatro proprio nei pressi di Broadway?
"E' un sogno per tutti noi, è la mecca di tutti i performer! C'era anche un po' di timore, certo, ma per quanto mi riguarda è venuta a sentirmi anche una mia insegnante (Mary Setrakian, vocal coach di Broadway, n.d.r.) che vive a New York, ed era contentissima: non si aspettava un tale livello!"
Se invece dovessi valutare tu stessa la tua carriera fin qui?
"Sono partita con Antonio Calenda e Sogno di una notte di mezza estate, a Trieste, nel 2004, e ne sono molto orgogliosa; subito dopo è arrivato Pinocchio ed è stata la mia fortuna. Un po' perché Marconi ha guardato avanti, e ha scelto una fatina di colore, un po' perché ho conosciuto Federico Bellone - col quale ho fatto poi La Piccola Bottega degli Orrori - e Fabrizio Angelini e l'avventura di Jesus Christ Superstar. E sempre con Pinocchio sono stata in Corea e adesso a New York!"
Ma come hai deciso di intraprendere questa strada?
"E' stato quando ho cominciato a frequentare i musical al Rossetti: c'è stato un momento, guardando Lady Day con Ami Stewart... ho avuto una specie di folgorazione. Sapevo fino a quel punto che avrei fatto la cantante, e invece ho cominciato ad interessarmi di musical theatre; e l'anno dopo, appunto, la Compagnia della Rancia mi ha preso per Pinocchio. E se le cose continuano ad andare bene, vuol dire che ho fatto la scelta giusta."
E da brava triestina, lo scorso settembre hai partecipato a Musical StarTS...
"Devo dire grazie a Riccardo Berdini e Davide Calabrese, che col sostegno di Stefano Curti (direttore organizzativo del Teatro Rossetti, n.d.r.), hanno avuto la grande idea di chiamare a raccolta tutti questi bravi performer triestini che fanno musical, che hanno studiato a Bologna alla BSMT, ed hanno dimostrato che anche a Trieste si poteva costruire qualcosa di inedito. C'è stato questo primo concerto, e speriamo ci siano altre iniziative... Un'altra data per Musical StartTS sarebbe auspicabile, ma rimettere insieme tutti la vedo difficile: tre sono impegnati nella Bella e la Bestia a Roma, io in un'altra produzione, Calabrese con gli Oblivion..."
Domanda classica: un ruolo che ti piacerebbe interpretare, o un sogno che ti piacerebbe realizzare.
"Ah! Ce l'ho, ma non so se porta sfortuna dirlo!"
Allora cambio domanda: un ruolo che ti ha sempre affascinato...
"Dunque... e se ti dicessi i miei tre musical preferiti, così lasciamo all'intuizione? Sono Il Re Leone, I Miserabili, e Wicked!"
Punti in alto, insomma!
"Vero! Se mai li faremo in Italia, ma non credo..."
E a proposito, come vedi lo stato di salute del musical nel nostro paese?
"Mi sembra sia in ottima salute: con l'arrivo della Stage, e con il lavoro che ha fatto la Rancia prima, ci stiamo avvicinando sempre di più al livello estero, almeno spero, anche soprattutto per l'inserimento dell'orchestra dal vivo; e anche perché nascono sempre di più scuole di musical, ed è sicuramente un buon segno."
Lasciamo quindi Daniela al suo viaggio verso Milano, e verso questo nuovo ruolo, che ancora per qualche giorno non si può dire. Ma sarà l'ennesimo successo, ne siamo sicuri.
La raggiungo al telefono mentre è in viaggio verso Milano, e verso una nuova avventura musical-e, reduce da due tournee all'estero - New York e Seoul - con Pinocchio e la bella esperienza di Musical StarTS al Castello di San Giusto di Trieste.
Partiamo dunque da Pinocchio nella Grande Mela.
"E' stata un'esperienza bellissima", esordisce Daniela. "Anche se in realtà non sapevamo bene cosa aspettarci, dal teatro che non conoscevamo, al tipo di pubblico che avremmo trovato. Ma il teatro era poi molto più piccolo di quello coreano della scorsa estate, e l'abbiamo riempito sempre, con due repliche al giorno! Il pubblico è stato eccezionale, rideva ad ogni battuta, faceva applausi a scena aperta..."
Che tipo di pubblico c'era?
"Era misto. Una parte, specialmente quello delle matinee, proveniva dalle scuole dove si insegna italiano; poi venivano quelli delle comunità italiane, alcune con svariati decenni di storia alle spalle, e poi, tramite un fenomenale passaparola, tanti americani! E tra questi, per dire, anche un ragazzo che fa Lion King a Broadway, che ho conosciuto quando sono andata a rivederlo per l'ennesima volta!"
Ma per un performer italiano, che effetto fa cantare in un teatro proprio nei pressi di Broadway?
"E' un sogno per tutti noi, è la mecca di tutti i performer! C'era anche un po' di timore, certo, ma per quanto mi riguarda è venuta a sentirmi anche una mia insegnante (Mary Setrakian, vocal coach di Broadway, n.d.r.) che vive a New York, ed era contentissima: non si aspettava un tale livello!"
Se invece dovessi valutare tu stessa la tua carriera fin qui?
"Sono partita con Antonio Calenda e Sogno di una notte di mezza estate, a Trieste, nel 2004, e ne sono molto orgogliosa; subito dopo è arrivato Pinocchio ed è stata la mia fortuna. Un po' perché Marconi ha guardato avanti, e ha scelto una fatina di colore, un po' perché ho conosciuto Federico Bellone - col quale ho fatto poi La Piccola Bottega degli Orrori - e Fabrizio Angelini e l'avventura di Jesus Christ Superstar. E sempre con Pinocchio sono stata in Corea e adesso a New York!"
Ma come hai deciso di intraprendere questa strada?
"E' stato quando ho cominciato a frequentare i musical al Rossetti: c'è stato un momento, guardando Lady Day con Ami Stewart... ho avuto una specie di folgorazione. Sapevo fino a quel punto che avrei fatto la cantante, e invece ho cominciato ad interessarmi di musical theatre; e l'anno dopo, appunto, la Compagnia della Rancia mi ha preso per Pinocchio. E se le cose continuano ad andare bene, vuol dire che ho fatto la scelta giusta."
E da brava triestina, lo scorso settembre hai partecipato a Musical StarTS...
"Devo dire grazie a Riccardo Berdini e Davide Calabrese, che col sostegno di Stefano Curti (direttore organizzativo del Teatro Rossetti, n.d.r.), hanno avuto la grande idea di chiamare a raccolta tutti questi bravi performer triestini che fanno musical, che hanno studiato a Bologna alla BSMT, ed hanno dimostrato che anche a Trieste si poteva costruire qualcosa di inedito. C'è stato questo primo concerto, e speriamo ci siano altre iniziative... Un'altra data per Musical StartTS sarebbe auspicabile, ma rimettere insieme tutti la vedo difficile: tre sono impegnati nella Bella e la Bestia a Roma, io in un'altra produzione, Calabrese con gli Oblivion..."
Domanda classica: un ruolo che ti piacerebbe interpretare, o un sogno che ti piacerebbe realizzare.
"Ah! Ce l'ho, ma non so se porta sfortuna dirlo!"
Allora cambio domanda: un ruolo che ti ha sempre affascinato...
"Dunque... e se ti dicessi i miei tre musical preferiti, così lasciamo all'intuizione? Sono Il Re Leone, I Miserabili, e Wicked!"
Punti in alto, insomma!
"Vero! Se mai li faremo in Italia, ma non credo..."
E a proposito, come vedi lo stato di salute del musical nel nostro paese?
"Mi sembra sia in ottima salute: con l'arrivo della Stage, e con il lavoro che ha fatto la Rancia prima, ci stiamo avvicinando sempre di più al livello estero, almeno spero, anche soprattutto per l'inserimento dell'orchestra dal vivo; e anche perché nascono sempre di più scuole di musical, ed è sicuramente un buon segno."
Lasciamo quindi Daniela al suo viaggio verso Milano, e verso questo nuovo ruolo, che ancora per qualche giorno non si può dire. Ma sarà l'ennesimo successo, ne siamo sicuri.
07 ottobre 2010
Dai cowboy alla brillantina, passando per scacchiere, parodie e giorni felici
Quella che parte in questi giorni al Politeama Rossetti di Trieste è davvero una stagione senza precedenti per qualità e quantità di offerte, titoli e nomi in cartellone. Come di consueto punterò l'attenzione sui titoli in programma nella stagione dei Musical & Grandi Eventi, che quest'anno compie dieci anni e che sarà festeggiata in grande stile col primo titolo in cartellone: Musical Rocks, in scena dal 14 ottobre.
Si tratta di un grande evento, un po' festa, un po' karaoke, che giunge a Trieste in esclusiva per l'Italia dopo solo due tappe internazionali a Monaco e Vienna e che raccoglie i brani e le coreografie più entusiasmanti dei grandi musical americani, inglesi e tedeschi, da Jesus Christ Superstar, al Rocky Horror Show, a Elisabeth, a Tanz der Vampire e Mamma Mia!, e tanti tanti altri.
La stagione proseguirà il 24 novembre con un classico di Rodger & Hammerstein: Oklahoma!, un vero capolavoro della Broadway degli anni d'oro qui riproposto nella versione che ha debuttato quest'estate nel Regno Unito in un lungo e applaudito tour. Tra i protagonisti una cara conoscenza dello star system del musical: Marti Webb, già apprezzata performer nella prima edizione di Tell Me on a Sunday di Andrew Lloyd Webber, e che qui sarò affiancata da due nomi noti dei palcoscenici londinesi, Mark Evans ed Emma Sutton.
Il 1° dicembre arriva il dissacrante e innovativo Swan Lake di Matthew Bourne, che ribalta i canoni del balletto di Tchaikovskij mettendo in scena un cast esclusivamente maschile, seguito il 4 gennaio 2011 da The Seven Finger "Traces", uno spettacolo di grande suggestione che mescola danza, acrobazia, canto e giocoleria.
Il musical ritorna protagonista il 26 gennaio con Flashdance, l'adattamento teatrale del celebre film degli anni Ottanta messo in scena da Stage Entertainment con la collaborazione della Compagnia della Rancia. Tutto in italiano, come da tradizione della multinazionale dell'intrattenimento che in ogni paese impianta i grandi titoli del musical tradotti e adattati, Flashdance avrà la regia del giovane e talentuoso Federico Bellone. Un titolo in cui crede anche il Rossetti, se ne prevede ben 15 repliche.
Il 1° marzo ritorna sul palco triestino C'era una volta... Scugnizzi, uno dei più riusciti esempi di musical totalmente italiano, che racconta una toccante e lacerante storia di amicizia, morte e riscatto sullo sfondo di Napoli.
Dal 12 aprile uno dei due titoli per palati esigenti presenti in cartellone: Chess, il primo musical di Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus degli ABBA scritto assieme a Tim Rice, e a Trieste proposto nella geniale versione di Craig Horwood che, analogamente a quanto fatto con Sunset Boulevard messo in scena a Londra due anni fa (e che vedremo al Rossetti nel 2012?), fa suonare a rotazione tutti gli strumenti musicali previsti dalla partitura ai performer, che così li usano anche come oggetti scenici.
Il 18 maggio spazio al nuovo spettacolo della Rancia, Happy Days, un musical ispirato allo storico telefilm degli anni Settanta, portato a teatro da Garry Marshall (quello di Pretty Woman) ricreando personaggi, ambienti e situazioni della Milwaukee del 1959.
Il 24 maggio ecco l'altro titolo "chicca": Spamalot, dei Monthy Python, a Trieste nella versione originale inglese con tutta la sua carica comica e parodistica su tutto quanto è show-business e musical, compresa una irriverente presa in giro dei leit-motiv zuccherosi e romantici alla Lloyd Webber.
Chiude il cerchio, dal 7 giugno, un grande classico del musical di tutti i tempi, anche questo proposto nell'originale versione inglese prodotta da David Ian (ormai una consolidata presenza nelle stagioni al Rossetti): Grease. Che, permettetemi, non ha bisogno di troppe presentazioni, è divertimento allo stato puro.
Fuori abbonamento altri titoli interessanti: il ritorno a grande richiesta di We Will Rock You, dell'inedito Aladin con Manuel Frattini e dell'ormai prezzemoloso Oblivion Show.
Spero di riuscire a parlarvi in prima persona di qualche titolo presentato. Ma anche quest'anno la famiglia avrà la precedenza, mi sa...
Si tratta di un grande evento, un po' festa, un po' karaoke, che giunge a Trieste in esclusiva per l'Italia dopo solo due tappe internazionali a Monaco e Vienna e che raccoglie i brani e le coreografie più entusiasmanti dei grandi musical americani, inglesi e tedeschi, da Jesus Christ Superstar, al Rocky Horror Show, a Elisabeth, a Tanz der Vampire e Mamma Mia!, e tanti tanti altri.
La stagione proseguirà il 24 novembre con un classico di Rodger & Hammerstein: Oklahoma!, un vero capolavoro della Broadway degli anni d'oro qui riproposto nella versione che ha debuttato quest'estate nel Regno Unito in un lungo e applaudito tour. Tra i protagonisti una cara conoscenza dello star system del musical: Marti Webb, già apprezzata performer nella prima edizione di Tell Me on a Sunday di Andrew Lloyd Webber, e che qui sarò affiancata da due nomi noti dei palcoscenici londinesi, Mark Evans ed Emma Sutton.
Il 1° dicembre arriva il dissacrante e innovativo Swan Lake di Matthew Bourne, che ribalta i canoni del balletto di Tchaikovskij mettendo in scena un cast esclusivamente maschile, seguito il 4 gennaio 2011 da The Seven Finger "Traces", uno spettacolo di grande suggestione che mescola danza, acrobazia, canto e giocoleria.
Il musical ritorna protagonista il 26 gennaio con Flashdance, l'adattamento teatrale del celebre film degli anni Ottanta messo in scena da Stage Entertainment con la collaborazione della Compagnia della Rancia. Tutto in italiano, come da tradizione della multinazionale dell'intrattenimento che in ogni paese impianta i grandi titoli del musical tradotti e adattati, Flashdance avrà la regia del giovane e talentuoso Federico Bellone. Un titolo in cui crede anche il Rossetti, se ne prevede ben 15 repliche.
Il 1° marzo ritorna sul palco triestino C'era una volta... Scugnizzi, uno dei più riusciti esempi di musical totalmente italiano, che racconta una toccante e lacerante storia di amicizia, morte e riscatto sullo sfondo di Napoli.
Dal 12 aprile uno dei due titoli per palati esigenti presenti in cartellone: Chess, il primo musical di Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus degli ABBA scritto assieme a Tim Rice, e a Trieste proposto nella geniale versione di Craig Horwood che, analogamente a quanto fatto con Sunset Boulevard messo in scena a Londra due anni fa (e che vedremo al Rossetti nel 2012?), fa suonare a rotazione tutti gli strumenti musicali previsti dalla partitura ai performer, che così li usano anche come oggetti scenici.
Il 18 maggio spazio al nuovo spettacolo della Rancia, Happy Days, un musical ispirato allo storico telefilm degli anni Settanta, portato a teatro da Garry Marshall (quello di Pretty Woman) ricreando personaggi, ambienti e situazioni della Milwaukee del 1959.
Il 24 maggio ecco l'altro titolo "chicca": Spamalot, dei Monthy Python, a Trieste nella versione originale inglese con tutta la sua carica comica e parodistica su tutto quanto è show-business e musical, compresa una irriverente presa in giro dei leit-motiv zuccherosi e romantici alla Lloyd Webber.
Chiude il cerchio, dal 7 giugno, un grande classico del musical di tutti i tempi, anche questo proposto nell'originale versione inglese prodotta da David Ian (ormai una consolidata presenza nelle stagioni al Rossetti): Grease. Che, permettetemi, non ha bisogno di troppe presentazioni, è divertimento allo stato puro.
Fuori abbonamento altri titoli interessanti: il ritorno a grande richiesta di We Will Rock You, dell'inedito Aladin con Manuel Frattini e dell'ormai prezzemoloso Oblivion Show.
Spero di riuscire a parlarvi in prima persona di qualche titolo presentato. Ma anche quest'anno la famiglia avrà la precedenza, mi sa...
28 settembre 2010
Francesco, il dvd... e la cavia
Ovviamente non sono io in dvd, ma il più famoso santo tanto caro a questo blog. Le spese di spedizione sono scese clamorosamente: verificate pure sul sito www.sanfrancesco.us
Considerato che fra una settimana, il 4 ottobre, è anche il mio onomastico... faccio da cavia e mi faccio questo regalo. Vi farò sapere.
Considerato che fra una settimana, il 4 ottobre, è anche il mio onomastico... faccio da cavia e mi faccio questo regalo. Vi farò sapere.
09 settembre 2010
Stagione in partenza, il musical starTS!
Parte domani sera Il Castello con le Stelle, il cartellone settembrino promosso dal Teatro Rossetti di Trieste al Castello di San Giusto, simbolo della città di Trieste, che riapre al pubblico con gli spettacoli open-air (per la cronaca, fino agli anni Settanta il Festival Internazionale dell'Operetta si teneva lì).
Tra prosa e danza, anche il musical la farà da protagonista con due titoli imperdibili.
Il primo, che apre il cartellone il 10 settembre, è un'iniziativa originale e che si annuncia molto interessante: Musical StarTS, e già dal titolo si capisce il perché. Un gioco di parole che ingloba le stelle del musical triestino in uno spettacolo unico, una eccezionale parata di brani e coreografie dagli spettacoli più amati dalle platee di tutto il mondo e dai musical che si vedranno quest'anno al Rossetti. E i protagonisti saranno proprio i performer triestini, ragazzi che sono stati "coccolati" dal teatro triestino e che ora sono conosciuti e apprezzati in tutta Italia: Davide Calabrese (Grease, Tutti Insieme Appassionatamente, ed ora gran mattatore degli Oblivion), Daniela Pobega (Pinocchio), Riccardo Simone Berdini (Pinocchio), Tania Polla (Sweeney Todd, La Bella e la Bestia), Gianluca Sticotti (Il bacio della donna ragno, La Bella e la Bestia), Elisa Columni (La Bella e la Bestia), e tanti altri, con la messinscena di Fabrizio Angelini e una piccola band dal vivo.
In programma brani da Il Fantasma dell'Opera, Sunset Boulevard, Oklahoma, Spamalot, Chess, We Will Rock You, alcuni mai eseguiti in Italia.
Il 16 settembre, per la terza volta nel 2010, è di nuovo in scena l'Oblivion Show, mentre il 19 e 20 settembre, invece, torna al Castello un titolo che aveva già furoreggiato nel 1988, e che idealmente diede il via al grande musical nel capoluogo giuliano: Jesus Christ Superstar, nel nuovo scintillante allestimento di Massimo Romeo Piparo, con Matteo Becucci, Paride Acacia, Mario Venuti, SImona Bencini e Cristian Ruiz tra i protagonisti, ed una grande orchestra dal vivo.
01 agosto 2010
Benvenuta, Sofia!
16 luglio 2010
Facciamo un gruppo d'acquisto?
L'uscita del dvd di Francesco il musical non è passata inosservata, né tantomeno le esose spese di spedizione (capisco che arrivano dagli Stati Uniti... ma più di 50 € !!!)
Perciò vi propongo una cosa: proviamo a fare un acquisto collettivo, così avremo finalmente una lussuosa copia originale di questo show straordinario, ed abbattere i costi?
Si raccolgono adesioni. Lasciate un messaggio o scrivetemi una email.
Perciò vi propongo una cosa: proviamo a fare un acquisto collettivo, così avremo finalmente una lussuosa copia originale di questo show straordinario, ed abbattere i costi?
Si raccolgono adesioni. Lasciate un messaggio o scrivetemi una email.
02 luglio 2010
Gianluca Sticotti, baciato dalla Donna Ragno
Performer a tutto tondo, suonatore di chitarra classica e pianoforte, diplomato alla BSMT di Bologna, è stato per un anno Monsieur D'Arque nella sontuosa produzione de La Bella e la Bestia della Stage, e tra qualche giorno sarà il protagonista de Il Bacio della Donna Ragno, il musical di Kander & Ebb in scena a Bologna, al Teatro Comunale, dal 13 al 16 luglio.
"Quello di Mounsier D'Arque è stato un ruolo meraviglioso: uno psicopatico ottantenne totalmente diverso da me, ma così pieno di caccole teatrali (sic!), che è stato un vero divertimento interpretarlo!", mi racconta al telefono Gianluca Sticotti, triestino, 27 anni, prima di tornare alle prove per lo spettacolo.
"Avevamo già fatto il Bacio lo scorso anno, con gli allievi del 2° e 3° anno della BSMT. Assomigliava più che altro a un saggio, anche se fatto comunque al Comunale; quest'anno mi hanno richiamato in questa produzione che ha un taglio decisamente più professionale. E dopo aver lavorato per un anno al Nazionale a Milano, un teatro ristrutturato, funzionale e moderno, posso però dirti che il Comunale ha tutta un'altra magia."
Farai lo stesso ruolo che ricoprivi lo scorso anno?
Sì, sarò Molina, il protagonista. Il Bacio della Donna Ragno è un musical meraviglioso, gli autori sono quelli di Chicago e Cabaret, e sono riusciti a fare una commistione di sound pazzesca: in ogni canzone senti sempre un'eco sudamericana, essendo lo show ambientato in America Latina. Molina è un omosessuale di 37 anni, accusato ingiustamente di pedofilia, che si trova in carcere; è un personaggio molto complicato, eccentrico, molto pieno di sé, anche se la sua vita non è stata così piena di amore e di passione. Farà una sorta di patto con il direttore del carcere per estorcere informazioni al suo compagno di cella, Valentine, un rivoluzionario.
La famigerata Donna Ragna, alias Aurora, è la diva dei film che Molina vedeva quando era piccolo, una figura che lo ha impressionato perché ogni uomo che baciava, poi moriva; e questa donna aleggia nella storia quando si parla di morte, di cose losche, di buio... Insomma, parecchio inquietante.
Non deve essere un musical facile... No, ma il bello è che ridi tanto quanto piangi; mi diverto da morire a fare questo ruolo perché è sopra le righe per certe cose, ma in certe scene è così intimo che mi trovo in difficoltà persino a parlare. Al di là della voglia di cantare e ballare, ti lascia anche una sensazione di angoscia interiore che non è certo semplice!
Ma dopo un'anno con la Stage, come sono cambiate le cose nell'affrontare questo ruolo?
All'inizio avevo un po' di paura. Di solito non mi riguardo mai negli spettacoli, ma stavolta, visto che dovevo rifarlo, ho voluto rivedermi, e ho notato un sacco di cose che non mi sono piaciute. Certo, ha influito il fatto di aver fatto solamente una replica, lo scorso anno; e quindi avevo tutte in una volta l'angoscia del debutto e delle 1.500 persone in teatro, perciò il personaggio non mi è venuto fuori tutto... Quest'anno il mio timore era di dover riprendere da lì, per andare avanti; ma l'esperienza con la Bella e la Bestia mi ha fatto crescere, non tanto artisticamente, quanto proprio come persona; e anche il personaggio di Molina è cambiato, in positivo, spero!
Anche tu sei triestino, come tanti tuoi colleghi sulle scene italiane...
Sì, siamo veramente tanti! Uno dei miei più cari amici è Riccardo Simone Berdini, che ha ripreso il ruolo di Manuel Frattini in Pinocchio; e poi Davide Calabrese, Tania Polla, Daniela Pobega, Elisa Columni, Stefania Seculin... Insomma una serie di personaggi fantastici! Effettivamente Trieste sta sfornando una serie di talenti, grazie alla sua cultura teatrale molto sviluppata. Io stesso ero abbonato al Rossetti a 10 anni, e proprio al Rossetti ho recitato a 12 anni nel Bugiardo di Goldoni e nel Sogno di una notte di mezza estate, grazie ai primi progetti con i ragazzi che promuoveva il teatro. Una realtà molto presente in città, che stimola tantissimo i giovani attori a cominciare e continuare una carriera.
Ma i giovani come te, come vedono e vivono questo periodo di crisi e di tagli per il teatro? Oddio, siamo un po' preoccupati, in verità. Perché non è una crisi che colpisce solo i teatri e la mancanza di fondi; è una crisi che colpisce tutto il settore teatrale, con meno fondi si fanno meno produzioni, e davvero non capisco come, nella patria della cultura, dell'arte, del bel canto, si vada in questa direzione. Il teatro è un mezzo per sognare, per distrarsi, per evadere, per viaggiare con la fantasia. Davvero non capisco. Io non sono così attivo politicamente, però quest'anno lo scossone che ha dato lo Stato nei confronti del teatro è stato talmente forte, che è impossibile restare indifferenti!
Un grande in bocca al lupo a questo giovane performer, con l'augurio di poter vedere il Bacio della Donna Ragno anche in altri teatri italiani.
"Quello di Mounsier D'Arque è stato un ruolo meraviglioso: uno psicopatico ottantenne totalmente diverso da me, ma così pieno di caccole teatrali (sic!), che è stato un vero divertimento interpretarlo!", mi racconta al telefono Gianluca Sticotti, triestino, 27 anni, prima di tornare alle prove per lo spettacolo.
"Avevamo già fatto il Bacio lo scorso anno, con gli allievi del 2° e 3° anno della BSMT. Assomigliava più che altro a un saggio, anche se fatto comunque al Comunale; quest'anno mi hanno richiamato in questa produzione che ha un taglio decisamente più professionale. E dopo aver lavorato per un anno al Nazionale a Milano, un teatro ristrutturato, funzionale e moderno, posso però dirti che il Comunale ha tutta un'altra magia."
Farai lo stesso ruolo che ricoprivi lo scorso anno?
Sì, sarò Molina, il protagonista. Il Bacio della Donna Ragno è un musical meraviglioso, gli autori sono quelli di Chicago e Cabaret, e sono riusciti a fare una commistione di sound pazzesca: in ogni canzone senti sempre un'eco sudamericana, essendo lo show ambientato in America Latina. Molina è un omosessuale di 37 anni, accusato ingiustamente di pedofilia, che si trova in carcere; è un personaggio molto complicato, eccentrico, molto pieno di sé, anche se la sua vita non è stata così piena di amore e di passione. Farà una sorta di patto con il direttore del carcere per estorcere informazioni al suo compagno di cella, Valentine, un rivoluzionario.
La famigerata Donna Ragna, alias Aurora, è la diva dei film che Molina vedeva quando era piccolo, una figura che lo ha impressionato perché ogni uomo che baciava, poi moriva; e questa donna aleggia nella storia quando si parla di morte, di cose losche, di buio... Insomma, parecchio inquietante.
Non deve essere un musical facile... No, ma il bello è che ridi tanto quanto piangi; mi diverto da morire a fare questo ruolo perché è sopra le righe per certe cose, ma in certe scene è così intimo che mi trovo in difficoltà persino a parlare. Al di là della voglia di cantare e ballare, ti lascia anche una sensazione di angoscia interiore che non è certo semplice!
Ma dopo un'anno con la Stage, come sono cambiate le cose nell'affrontare questo ruolo?
All'inizio avevo un po' di paura. Di solito non mi riguardo mai negli spettacoli, ma stavolta, visto che dovevo rifarlo, ho voluto rivedermi, e ho notato un sacco di cose che non mi sono piaciute. Certo, ha influito il fatto di aver fatto solamente una replica, lo scorso anno; e quindi avevo tutte in una volta l'angoscia del debutto e delle 1.500 persone in teatro, perciò il personaggio non mi è venuto fuori tutto... Quest'anno il mio timore era di dover riprendere da lì, per andare avanti; ma l'esperienza con la Bella e la Bestia mi ha fatto crescere, non tanto artisticamente, quanto proprio come persona; e anche il personaggio di Molina è cambiato, in positivo, spero!
Anche tu sei triestino, come tanti tuoi colleghi sulle scene italiane...
Sì, siamo veramente tanti! Uno dei miei più cari amici è Riccardo Simone Berdini, che ha ripreso il ruolo di Manuel Frattini in Pinocchio; e poi Davide Calabrese, Tania Polla, Daniela Pobega, Elisa Columni, Stefania Seculin... Insomma una serie di personaggi fantastici! Effettivamente Trieste sta sfornando una serie di talenti, grazie alla sua cultura teatrale molto sviluppata. Io stesso ero abbonato al Rossetti a 10 anni, e proprio al Rossetti ho recitato a 12 anni nel Bugiardo di Goldoni e nel Sogno di una notte di mezza estate, grazie ai primi progetti con i ragazzi che promuoveva il teatro. Una realtà molto presente in città, che stimola tantissimo i giovani attori a cominciare e continuare una carriera.
Ma i giovani come te, come vedono e vivono questo periodo di crisi e di tagli per il teatro? Oddio, siamo un po' preoccupati, in verità. Perché non è una crisi che colpisce solo i teatri e la mancanza di fondi; è una crisi che colpisce tutto il settore teatrale, con meno fondi si fanno meno produzioni, e davvero non capisco come, nella patria della cultura, dell'arte, del bel canto, si vada in questa direzione. Il teatro è un mezzo per sognare, per distrarsi, per evadere, per viaggiare con la fantasia. Davvero non capisco. Io non sono così attivo politicamente, però quest'anno lo scossone che ha dato lo Stato nei confronti del teatro è stato talmente forte, che è impossibile restare indifferenti!
Un grande in bocca al lupo a questo giovane performer, con l'augurio di poter vedere il Bacio della Donna Ragno anche in altri teatri italiani.
23 giugno 2010
Francesco il Musical, il DVD !!!
Belle notizie per i tanti fan di Francesco il Musical, il grande show sulla vita del poverello d'Assisi che dal 2001 ha lasciato dietro a sé un gran numero di nostalgici, come dimostra il frequentatissimo post di questo stesso blog.
Dunque, la Saryan, titolare dei diritti del musical, ha finalmente messo in vendita il DVD ufficiale dello spettacolo (e rieditato il CD), acquistabili direttamente dal sito dedicato (clicca qui), segnalato anche sulla homepage del Comune di Assisi.
Una bella notizia, certamente, ma devo farvi notare le spese esosissime di spedizione: allo stato attuale sono più di 50,00 euro, a fronte di 10,00 euro di DVD ed 8,00 di CD. Questo perché la Saryan ha sede negli USA, e quindi i materiali arrivano da lì...
Dunque, la Saryan, titolare dei diritti del musical, ha finalmente messo in vendita il DVD ufficiale dello spettacolo (e rieditato il CD), acquistabili direttamente dal sito dedicato (clicca qui), segnalato anche sulla homepage del Comune di Assisi.
Una bella notizia, certamente, ma devo farvi notare le spese esosissime di spedizione: allo stato attuale sono più di 50,00 euro, a fronte di 10,00 euro di DVD ed 8,00 di CD. Questo perché la Saryan ha sede negli USA, e quindi i materiali arrivano da lì...
22 giugno 2010
Rebecca nel West End?
Rebecca a Londra nel 2011? La notizia è uscita ieri nella sezione "gossip" del sito What's on stage, e sembra che il prossimo anno potrebbe vedere la luce una versione inglese del recente successo di Kunze & Levay, che dopo due anni a Vienna ha già debuttato in Giappone, Ungheria e nei paesi nordici.
La produzione inglese, adattata da Christopher Hampton e con una regia rivista dalla stessa Francesca Zambello, potrebbe fare il paio con il più volte annunciato sbarco a Broadway, andando a sostituire Priscilla - Queen of the Desert al Palace Theatre.
La produzione inglese, adattata da Christopher Hampton e con una regia rivista dalla stessa Francesca Zambello, potrebbe fare il paio con il più volte annunciato sbarco a Broadway, andando a sostituire Priscilla - Queen of the Desert al Palace Theatre.
09 giugno 2010
Bilanci di stagione
Che non vada più tanto spesso a teatro, non è un mistero. Ma intanto Beatrice cresce, e magari potrò cominciare a portare lei, però tirando le fila di questa stagione devo dire di essere stato fortunato, tutto sommato.
A parte Evita, che avrei voluto tanto vedere (ha debuttato ieri sera al Rossetti, ci starà fino a domenica 13 prima di una breve tourneè a Firenze e Forlì), quest'anno ho potuto sfruttare anche le mie trasferte per vedermi un paio di bei spettacoli.
La stagione è cominciata a Udine, coi nuovi miagolii italiani di Cats; la versione della Compagnia della Rancia, per certi versi rivoluzionaria, si è rivelata il maggior successo della stagione, ma più di qualcuno (compreso io), ha storto il naso di fronte ai costumi e alle coreografie. Promossi l'adattamento in italiano e i performer, ma alcune scelte di regia rimangono discutibili.
A Trieste il primo fuoco d'artificio: l'allestimento originale di Chicago, in esclusiva italiana. Musical d'altissimo livello, performer superlativi, orchestra scoppiettante, una serata a ritmo di jazz e swing che non si dimentica.
Parentesi artigianal-familiare a Staranzano, sotto Natale, con il "mio" concerto Le Stelle del Musical, replicato con grande successo il giorno dell'Epifania a Monfalcone. Tanta fatica e tanto impegno, ma tanta soddisfazione.
Arriva aprile, e di nuovo il Rossetti dispensa emozioni a piene mani col tour internazionale di West Side Story, capolavoro senza tempo che riempe il teatro triestino con le musiche di Bernstein e le coreografie virili e mozzafiato di Jerome Robbins. Lacrime e brividi, ad uno show si chiede anche questo, no?
A Milano, qualche giorno dopo, un altro spettacolo coi fiocchi: la versione italiana de La Bella e la Bestia. Seppur pompato da un'efficace operazione di marketing, anche se in realtà l'allestimento italiano è ridimensionato rispetto a quello che si vuol far credere, rimane un grande esempio di professionalità, divertimento e intelligenza.
Finale di stagione, per il sottoscritto, nel tempio della commedia musicale italiana, il Sistina di Roma, con le ultime date di Pinocchio. Spettacolo piacevole, con qualche caduta di gusto (il balletto sottomarino...), ma con tante belle canzoni, belle scenografie e interpreti ormai rodatissimi.
Ora si chiude per ferie. Vedremo cosa ci riserva la prossima stagione. Il titolo di punta sarà il Mamma Mia! italiano, a Milano; ma sicuramente anche il fronte triestino riserverà sorprese...
A parte Evita, che avrei voluto tanto vedere (ha debuttato ieri sera al Rossetti, ci starà fino a domenica 13 prima di una breve tourneè a Firenze e Forlì), quest'anno ho potuto sfruttare anche le mie trasferte per vedermi un paio di bei spettacoli.
La stagione è cominciata a Udine, coi nuovi miagolii italiani di Cats; la versione della Compagnia della Rancia, per certi versi rivoluzionaria, si è rivelata il maggior successo della stagione, ma più di qualcuno (compreso io), ha storto il naso di fronte ai costumi e alle coreografie. Promossi l'adattamento in italiano e i performer, ma alcune scelte di regia rimangono discutibili.
A Trieste il primo fuoco d'artificio: l'allestimento originale di Chicago, in esclusiva italiana. Musical d'altissimo livello, performer superlativi, orchestra scoppiettante, una serata a ritmo di jazz e swing che non si dimentica.
Parentesi artigianal-familiare a Staranzano, sotto Natale, con il "mio" concerto Le Stelle del Musical, replicato con grande successo il giorno dell'Epifania a Monfalcone. Tanta fatica e tanto impegno, ma tanta soddisfazione.
Arriva aprile, e di nuovo il Rossetti dispensa emozioni a piene mani col tour internazionale di West Side Story, capolavoro senza tempo che riempe il teatro triestino con le musiche di Bernstein e le coreografie virili e mozzafiato di Jerome Robbins. Lacrime e brividi, ad uno show si chiede anche questo, no?
A Milano, qualche giorno dopo, un altro spettacolo coi fiocchi: la versione italiana de La Bella e la Bestia. Seppur pompato da un'efficace operazione di marketing, anche se in realtà l'allestimento italiano è ridimensionato rispetto a quello che si vuol far credere, rimane un grande esempio di professionalità, divertimento e intelligenza.
Finale di stagione, per il sottoscritto, nel tempio della commedia musicale italiana, il Sistina di Roma, con le ultime date di Pinocchio. Spettacolo piacevole, con qualche caduta di gusto (il balletto sottomarino...), ma con tante belle canzoni, belle scenografie e interpreti ormai rodatissimi.
Ora si chiude per ferie. Vedremo cosa ci riserva la prossima stagione. Il titolo di punta sarà il Mamma Mia! italiano, a Milano; ma sicuramente anche il fronte triestino riserverà sorprese...
15 maggio 2010
29 aprile 2010
La Bella e la Bestia
Milano, Teatro Nazionale, 20 aprile 2010 - Non è una questione di marketing, o di improvvisa mancanza di capacità di giudizio: La Bella e la Bestia, ancora in scena al Nazionale di Milano fino al 30 maggio, a più di 6 mesi dal debutto, è proprio un gran bello spettacolo.
Certo, il marketing conta, soprattutto in una produzione come questa che doveva lanciare la scommessa del "stiamo in cartellone finché c'è pubblico", come si fa a Londra, Broadway, Vienna, Amburgo e tutte le grandi capitali - e non - che hanno capito che a investire in un grande musical ci guadagnano tutti: turismo prima di tutto, e quindi trasporti, bar, ristoranti, senza contare l'indotto stesso creato dallo spettacolo: sartorie, laboratori teatrali, maschere, e quant'altro faccia funzionare una macchina così complessa come un grosso show; e naturalmente la crescita dello spettatore - e la cattura di nuovi - che forse è l'impresa più difficile, da coltivare ed educare allo spettacolo fatto come si deve.
La scommessa è stata vinta: con oltre 230.000 biglietti venduti, la Bella e la Bestia staziona ai piani alti degli spettacoli più visti della stagione; e considerando che è uno spettacolo stabile, è un gran bel risultato, che ha già spronato la Stage Entertainment Italia a lavorare sul prossimo autunno e mettere in piedi la versione italiana di Mamma mia! a Milano - al posto della Bella, che si sposterà al Brancaccio di Roma - e il tour di Flashdance, un'altra novità per il nostro paese.
Ma veniamo allo spettacolo, visto in gran tranquillità in un anonimo martedì sera, in una platea riempita appena per un terzo (d'altronde sei mesi son sei mesi!), ma che ha fatto sentire più e più volte un acceso e convinto entusiasmo.
Anche se l'allestimento è ridotto rispetto all'originale di Broadway e Londra, la cura e l'attenzione maniacale per ogni dettaglio si notano tutti, dai costumi sfarzosi ai microfoni invisibili, dalla fonica bilanciatissima alle coreografie precise, dai fluidi e silenziosi cambi di scena alla regia puntuale.
Il nuovo adattamento in italiano migliora di gran lunga, senza farlo rimpiangere, quello del film Disney da cui tutto è nato; e Franco Travaglio dimostra ancora una volta, con questo lavoro, che bastano poche parole, scelte con estrema cura, per ricreare la magia del testo originale.
I costumi sono autentici capolavori di estro e fantasia: ogni costumista in futuro dovrà fare i conti con questo show che porta in scena orologi, candelabri, teiere e tazzine (adorabile il bambino che interpreta Chicco!), piumini e armadi parlanti, rendendoli terribilmente credibili.
I protagonisti: martedì sera c'era di scena la sostituta di Arianna - titolare del ruolo di Belle: Gaia Bellunato, voce e portamento inquietantemente uguali. Sembrava un clone: il che non saprei dire se è un bene o meno. Ma il risultato funzionava, eccome, e questo in fondo è ciò che conta.
Michel Altieri si conferma come una Bestia scostante, rabbiosa, permalosa, ma capace di grandi slanci di umanità e tenerezza; e soprattutto di una voce tonante e sicura come poche se ne sentono. Ho saputo in seguito che quella sera era giù di voce. Io non me ne sono minimamente accorto.
Manuela Zanier è una dolcissima e materna Mrs. Bric; a lei il compito delicato di cantare la hit dello spettacolo, durante il ballo che ha fatto sognare milioni e milioni di bambini (e non solo loro, in verità).
Andrea Croci è la grande rivelazione del musical: muscoli e peli ben in vista, dà vita, voce e corpo al Gaston più narcisista e maschilista che ci possa essere; e i pugni – accompagnati dal tipico suono da cartone animato – che sferra al povero (ed acrobatico) Roberto Giuffrida (Letont), sono accompagnati ogni volta da risatine di consenso.
Emiliano Geppetti (Lumiere) e Simone Leonardi (Din Don, nel cartoon Disney conosciuto come Mr. Tokins), sono una coppia comica esplosiva, sempre in bilico tra la buffoneria e l'amara consapevolezza di trasformarsi inesorabilmente in oggetti d'arredo.
Tania Polla interpreta con garbo, ironia e malinconico divismo Madame de la Gran Bouche, la cantante lirica che rimane suo malgrado intrappolata in un corpo da armadio. Tutto il resto del cast (nel quale abbiamo individuato anche Christian Ruiz, ora panettiere, ora villano, ora oste), si muove con precisione millimetrica.
Non si può dire che bene dell’orchestra diretta da Simone Manfredini. Romantica, tonante all’occorrenza, ma mai sovrastante le voci.
Parliamo di difetti? Pochi, ma ce ne sono. Il più evidente, però, è davvero clamoroso: se nel cartoon la rivelazione della Bestia avveniva per cenni, per poi palesarsi in quella bellissima inquadratura nelle segrete del castello – quando la Bestia si sposta sotto un fascio di luce, che ne illumina il viso -, nel musical teatrale viene spiattellata fin dall’overture; ed anche il primo ingresso nel castello avviene a luce piena, e risulta un po’ fuori luogo la frase di Belle “venite sotto la luce”, quando di luce ce n’è già in abbondanza.
Anche la trasformazione finale, sotto la coperta, rimane un po’ deludente, lontana anni luce dalle illusioni create da David Copperfield per Broadway.
Sono due cose che disturbano magari l’occhio più smaliziato, ma il pubblico sembra non accorgersene, e decreta, come già detto, un’ovazione interminabile, e meritatissima, allo show.
Certo, il marketing conta, soprattutto in una produzione come questa che doveva lanciare la scommessa del "stiamo in cartellone finché c'è pubblico", come si fa a Londra, Broadway, Vienna, Amburgo e tutte le grandi capitali - e non - che hanno capito che a investire in un grande musical ci guadagnano tutti: turismo prima di tutto, e quindi trasporti, bar, ristoranti, senza contare l'indotto stesso creato dallo spettacolo: sartorie, laboratori teatrali, maschere, e quant'altro faccia funzionare una macchina così complessa come un grosso show; e naturalmente la crescita dello spettatore - e la cattura di nuovi - che forse è l'impresa più difficile, da coltivare ed educare allo spettacolo fatto come si deve.
La scommessa è stata vinta: con oltre 230.000 biglietti venduti, la Bella e la Bestia staziona ai piani alti degli spettacoli più visti della stagione; e considerando che è uno spettacolo stabile, è un gran bel risultato, che ha già spronato la Stage Entertainment Italia a lavorare sul prossimo autunno e mettere in piedi la versione italiana di Mamma mia! a Milano - al posto della Bella, che si sposterà al Brancaccio di Roma - e il tour di Flashdance, un'altra novità per il nostro paese.
Ma veniamo allo spettacolo, visto in gran tranquillità in un anonimo martedì sera, in una platea riempita appena per un terzo (d'altronde sei mesi son sei mesi!), ma che ha fatto sentire più e più volte un acceso e convinto entusiasmo.
Anche se l'allestimento è ridotto rispetto all'originale di Broadway e Londra, la cura e l'attenzione maniacale per ogni dettaglio si notano tutti, dai costumi sfarzosi ai microfoni invisibili, dalla fonica bilanciatissima alle coreografie precise, dai fluidi e silenziosi cambi di scena alla regia puntuale.
Il nuovo adattamento in italiano migliora di gran lunga, senza farlo rimpiangere, quello del film Disney da cui tutto è nato; e Franco Travaglio dimostra ancora una volta, con questo lavoro, che bastano poche parole, scelte con estrema cura, per ricreare la magia del testo originale.
I costumi sono autentici capolavori di estro e fantasia: ogni costumista in futuro dovrà fare i conti con questo show che porta in scena orologi, candelabri, teiere e tazzine (adorabile il bambino che interpreta Chicco!), piumini e armadi parlanti, rendendoli terribilmente credibili.
I protagonisti: martedì sera c'era di scena la sostituta di Arianna - titolare del ruolo di Belle: Gaia Bellunato, voce e portamento inquietantemente uguali. Sembrava un clone: il che non saprei dire se è un bene o meno. Ma il risultato funzionava, eccome, e questo in fondo è ciò che conta.
Michel Altieri si conferma come una Bestia scostante, rabbiosa, permalosa, ma capace di grandi slanci di umanità e tenerezza; e soprattutto di una voce tonante e sicura come poche se ne sentono. Ho saputo in seguito che quella sera era giù di voce. Io non me ne sono minimamente accorto.
Manuela Zanier è una dolcissima e materna Mrs. Bric; a lei il compito delicato di cantare la hit dello spettacolo, durante il ballo che ha fatto sognare milioni e milioni di bambini (e non solo loro, in verità).
Andrea Croci è la grande rivelazione del musical: muscoli e peli ben in vista, dà vita, voce e corpo al Gaston più narcisista e maschilista che ci possa essere; e i pugni – accompagnati dal tipico suono da cartone animato – che sferra al povero (ed acrobatico) Roberto Giuffrida (Letont), sono accompagnati ogni volta da risatine di consenso.
Emiliano Geppetti (Lumiere) e Simone Leonardi (Din Don, nel cartoon Disney conosciuto come Mr. Tokins), sono una coppia comica esplosiva, sempre in bilico tra la buffoneria e l'amara consapevolezza di trasformarsi inesorabilmente in oggetti d'arredo.
Tania Polla interpreta con garbo, ironia e malinconico divismo Madame de la Gran Bouche, la cantante lirica che rimane suo malgrado intrappolata in un corpo da armadio. Tutto il resto del cast (nel quale abbiamo individuato anche Christian Ruiz, ora panettiere, ora villano, ora oste), si muove con precisione millimetrica.
Non si può dire che bene dell’orchestra diretta da Simone Manfredini. Romantica, tonante all’occorrenza, ma mai sovrastante le voci.
Parliamo di difetti? Pochi, ma ce ne sono. Il più evidente, però, è davvero clamoroso: se nel cartoon la rivelazione della Bestia avveniva per cenni, per poi palesarsi in quella bellissima inquadratura nelle segrete del castello – quando la Bestia si sposta sotto un fascio di luce, che ne illumina il viso -, nel musical teatrale viene spiattellata fin dall’overture; ed anche il primo ingresso nel castello avviene a luce piena, e risulta un po’ fuori luogo la frase di Belle “venite sotto la luce”, quando di luce ce n’è già in abbondanza.
Anche la trasformazione finale, sotto la coperta, rimane un po’ deludente, lontana anni luce dalle illusioni create da David Copperfield per Broadway.
Sono due cose che disturbano magari l’occhio più smaliziato, ma il pubblico sembra non accorgersene, e decreta, come già detto, un’ovazione interminabile, e meritatissima, allo show.
18 aprile 2010
West Side Story, un'emozione lunga 50 anni
Brividi e commozione, e non poteva essere altrimenti. L'unica tappa italiana del tour internazionale di West Side Story, che ha debuttato tra gli applausi entusiasti dell'esauritissimo Politeama Rossetti di Trieste lo scorso 15 aprile (ci resterà per 10 giorni e 14 repliche, fino al 25 aprile), ha lasciato un segno indelebile nel pubblico, letteralmente rapito da una storia che da più di 50 anni incanta le platee di tutto il mondo.
Del resto, il team creativo che nel 1957 diede vita a questa pietra miliare del teatro musicale, ridefinendone le regole e gettando le basi per il musical moderno, contava sulle musiche ormai immortali di Leonard Bernstein, sui testi realisti, crudi e romantici di Arthur Laurents e Stephen Sondheim (appena poco più che ventenne, all'epoca), e sulle impareggiabili coreografie di Jerome Robbins, con la loro straordinaria capacità di trasformare lotte e duelli in virili e leggeri - allo stesso tempo - passi di danza. E, naturalmente, su una storia d'amore senza tempo, che travalica barriere culturali, linguistiche, razziali e che si rifà al shaekspiriano Romeo e Giulietta.
Verona diventa il West Side newyorchese, Romeo si chiama Tony ed è l'ex leader dei Capuleti, qui diventati la gang americana dei Jets; e Giulietta diventa Maria, immigrata portoricana sorella di Bernardo, leader degli Sharks, gang appunto di portoricani in lotta con i Jets per la supremazia nelle squadre del quartiere.
Ovviamente Tony e Maria si incontrano e si innamorano sulle note di alcuni dei brani più belli ed emozionanti di tutti i tempi, titoli che hanno fatto la storia del teatro musicale come Maria e Tonight, e il balcone veronese diventa il balcone di una periferia urbana tra tubi e scale antincendio. Ma l'amore dei due giovani, che sognano un luogo e un tempo privo di violenza e malvagità, si scontra con la voglia di combattere delle due squadre di appartenenza, con la loro ottusità, con il fuoco giovanile che rende tutto così definitivo ed urgente; ci scappano due morti, poi prevarranno le bugie, le vendette, e uno ad uno i sogni dei due innamorati si frantumeranno davanti ai contrasti razziali e all'energia non più contenibile dell'odio.
E il colpo di pistola che alla fine suggellerà tutto spiazza anche gli attoniti spettatori, che fino in fondo speravano che la storia, per una volta, prendesse una piega differente.
La magia senza tempo di West Side Story, dicevamo, ha stregato tutti, e naturalmente anche il sottoscritto, che solo riascoltando questo autentico capolavoro ha capito quanto lo abbia sempre amato, e quanto immortali fossero le sue musiche, così capaci di entrare nell'animo dei protagonisti e di descrivere situazioni, attese, sentimenti con disarmante romanticismo, lirismo e con tutta l'energia di una partitura che mescola ritmi latini, jazz e folk americano.
Il cast è semplicemente strepitoso, soprattutto nei vigorosi numeri di ballo, nelle coreografie che diventano lotte, duelli, mambo scatenati e passi sognanti - come in Somewhere, lo struggente leit-motiv che i due amati vivono in un sogno che vorremmo non finisse mai.
Dal punto di vista vocale, su tutti prevale il temperamento latino di Desireé Davar (Anita), di fronte all'impostazione liricheggiante di Chad Hilligus (Tony) e Sofia Escobar (Maria).
L'imponente orchestra (23 elementi!) rende l'allestimento ancora più emozionante, brillante e pieno; del resto a dirigerla c'è Donald Chan, allievo di Bernstein e profondo conoscitore della partitura.
Il disegno luci, praticamente perfetto, e la scenografia con i tipici balconi in ferro e le scale antincendio, completate da suggestive videoproiezioni, rendono questo musical un'autentica delizia per gli occhi.
Il mesto e solenne corteo funebre che chiude lo show lascia un profondo senso di commozione, amarezza e sgomento, e la certezza di aver vissuto una grande esperienza teatrale.
Del resto, il team creativo che nel 1957 diede vita a questa pietra miliare del teatro musicale, ridefinendone le regole e gettando le basi per il musical moderno, contava sulle musiche ormai immortali di Leonard Bernstein, sui testi realisti, crudi e romantici di Arthur Laurents e Stephen Sondheim (appena poco più che ventenne, all'epoca), e sulle impareggiabili coreografie di Jerome Robbins, con la loro straordinaria capacità di trasformare lotte e duelli in virili e leggeri - allo stesso tempo - passi di danza. E, naturalmente, su una storia d'amore senza tempo, che travalica barriere culturali, linguistiche, razziali e che si rifà al shaekspiriano Romeo e Giulietta.
Verona diventa il West Side newyorchese, Romeo si chiama Tony ed è l'ex leader dei Capuleti, qui diventati la gang americana dei Jets; e Giulietta diventa Maria, immigrata portoricana sorella di Bernardo, leader degli Sharks, gang appunto di portoricani in lotta con i Jets per la supremazia nelle squadre del quartiere.
Ovviamente Tony e Maria si incontrano e si innamorano sulle note di alcuni dei brani più belli ed emozionanti di tutti i tempi, titoli che hanno fatto la storia del teatro musicale come Maria e Tonight, e il balcone veronese diventa il balcone di una periferia urbana tra tubi e scale antincendio. Ma l'amore dei due giovani, che sognano un luogo e un tempo privo di violenza e malvagità, si scontra con la voglia di combattere delle due squadre di appartenenza, con la loro ottusità, con il fuoco giovanile che rende tutto così definitivo ed urgente; ci scappano due morti, poi prevarranno le bugie, le vendette, e uno ad uno i sogni dei due innamorati si frantumeranno davanti ai contrasti razziali e all'energia non più contenibile dell'odio.
E il colpo di pistola che alla fine suggellerà tutto spiazza anche gli attoniti spettatori, che fino in fondo speravano che la storia, per una volta, prendesse una piega differente.
La magia senza tempo di West Side Story, dicevamo, ha stregato tutti, e naturalmente anche il sottoscritto, che solo riascoltando questo autentico capolavoro ha capito quanto lo abbia sempre amato, e quanto immortali fossero le sue musiche, così capaci di entrare nell'animo dei protagonisti e di descrivere situazioni, attese, sentimenti con disarmante romanticismo, lirismo e con tutta l'energia di una partitura che mescola ritmi latini, jazz e folk americano.
Il cast è semplicemente strepitoso, soprattutto nei vigorosi numeri di ballo, nelle coreografie che diventano lotte, duelli, mambo scatenati e passi sognanti - come in Somewhere, lo struggente leit-motiv che i due amati vivono in un sogno che vorremmo non finisse mai.
Dal punto di vista vocale, su tutti prevale il temperamento latino di Desireé Davar (Anita), di fronte all'impostazione liricheggiante di Chad Hilligus (Tony) e Sofia Escobar (Maria).
L'imponente orchestra (23 elementi!) rende l'allestimento ancora più emozionante, brillante e pieno; del resto a dirigerla c'è Donald Chan, allievo di Bernstein e profondo conoscitore della partitura.
Il disegno luci, praticamente perfetto, e la scenografia con i tipici balconi in ferro e le scale antincendio, completate da suggestive videoproiezioni, rendono questo musical un'autentica delizia per gli occhi.
Il mesto e solenne corteo funebre che chiude lo show lascia un profondo senso di commozione, amarezza e sgomento, e la certezza di aver vissuto una grande esperienza teatrale.
16 aprile 2010
09 aprile 2010
West Side & Bella
Due eventi in un sette giorni: non mi par vero. Il 15 aprile mi aspetta il tour mondiale di West Side Story a Trieste, perché mi è stata "graziata" una trasferta. Il 20 aprile La Bella e la Bestia a Milano, sfruttando invece una trasferta di lavoro. Non mi par vero! Torno a teatro, dopo tanto tempo!
03 aprile 2010
Rebecca a Budapest
L'ungherese non lo capisco. Ma dev'essere una gran bella produzione, questa Rebecca a Budapest.
22 marzo 2010
Love Never Dies?
Come saprete, amo alla follia The Phantom of the Opera. E' praticamente il musical che mi ha fatto innamorare del musical. La prima copia che riuscii a recuperare me la fece un'amica che studiava in Inghilterra, registrando su cassetta il doppio LP che trovò nella discoteca della famiglia dove abitava, nei primissimi anni Novanta. Poi trovai il romanzo originale di Leroux in una libreria dell'usato a Trieste, e la cosa che mi colpì era il logo del musical in copertina, con tanto di maschera bianca e rosa rossa, ma già tradotto in italiano. Penso di averlo letto cinque o sei volte, ed ogni volta era un'emozione diversa.
Ora, dare un seguito a questo capolavoro... Era davvero necessario? Voglio dire, a Lord Lloyd Webber credo che i soldi non manchino; per cui voglio escludere a priori il lato puramente commerciale-economico della faccenda. Voleva assolutamente dare un seguito alla storia? Poteva farlo, ma doveva dar retta al destino che alcuni anni fa, sotto forma di gatto, gli cancellò dal sintetizzatore tutto il lavoro compiuto, e lasciar perdere.
E invece, eccoci qua. Sinceramente, io ci sono rimasto male. Ho apprezzato lo "sforzo" di cercare un sound diverso, più vicino alla modernità da inizi novecento che allo stile da grand-opera/pucciniano dell'illustre precedente; ma è l'operazione in sé che secondo me è nata male e proseguita peggio. Love Never Dies conferma, purtroppo, che Webber non è in grado di creare musica "colta" senza scadere nel mostruosamente noioso, e che il suo estro è finito nel 1993, con Sunset Boulevard. Viale del Tramonto, un titolo, un dato di fatto. Dopo ha creato qualche bella e struggente e potente melodia, ma non un musical che funzioni nel suo insieme.
Il Phantom funziona perché non lascia respiro: le melodie si susseguono alle melodie, i richiami si sussegono ai richiami, i grandi show-stoppers sono memorabili; in Love Never Dies ce n'è uno solo, è bello e orecchiabile, certamente, ma finisce lì. Lasciamo perdere il plot, che fa acqua da tutte le parti. E la title-song, checché ne scriva Webber in persona nel libretto, rimane un'auto-scopiazzatura-riciclaggio ingiustificabile per un compositore della sua levatura.
Magari a teatro è uno spettacolone, e avrà un successone clamoroso. Ma dubito. Peccato, sarà persa un'altra occasione.
Ora, dare un seguito a questo capolavoro... Era davvero necessario? Voglio dire, a Lord Lloyd Webber credo che i soldi non manchino; per cui voglio escludere a priori il lato puramente commerciale-economico della faccenda. Voleva assolutamente dare un seguito alla storia? Poteva farlo, ma doveva dar retta al destino che alcuni anni fa, sotto forma di gatto, gli cancellò dal sintetizzatore tutto il lavoro compiuto, e lasciar perdere.
E invece, eccoci qua. Sinceramente, io ci sono rimasto male. Ho apprezzato lo "sforzo" di cercare un sound diverso, più vicino alla modernità da inizi novecento che allo stile da grand-opera/pucciniano dell'illustre precedente; ma è l'operazione in sé che secondo me è nata male e proseguita peggio. Love Never Dies conferma, purtroppo, che Webber non è in grado di creare musica "colta" senza scadere nel mostruosamente noioso, e che il suo estro è finito nel 1993, con Sunset Boulevard. Viale del Tramonto, un titolo, un dato di fatto. Dopo ha creato qualche bella e struggente e potente melodia, ma non un musical che funzioni nel suo insieme.
Il Phantom funziona perché non lascia respiro: le melodie si susseguono alle melodie, i richiami si sussegono ai richiami, i grandi show-stoppers sono memorabili; in Love Never Dies ce n'è uno solo, è bello e orecchiabile, certamente, ma finisce lì. Lasciamo perdere il plot, che fa acqua da tutte le parti. E la title-song, checché ne scriva Webber in persona nel libretto, rimane un'auto-scopiazzatura-riciclaggio ingiustificabile per un compositore della sua levatura.
Magari a teatro è uno spettacolone, e avrà un successone clamoroso. Ma dubito. Peccato, sarà persa un'altra occasione.
12 febbraio 2010
La "mia" Memory / Ricordi... in scena!
Che il mio libero adattamento in italiano di Memory circolasse qui e là (come già successo nella serie de Le Stelle del Musical), lo sapevo. Ma ora è stato immortalato anche su youtube, dagli studenti della Star Rose Academy di Roma che lo scorso giugno l'hanno inclusa nel saggio di fine anno.
E' un saggio, perciò consideratelo come si conviene; ma a me ha fatto un enorme piacere.
Memory inizia al minuto 1.40
E' un saggio, perciò consideratelo come si conviene; ma a me ha fatto un enorme piacere.
Memory inizia al minuto 1.40
26 gennaio 2010
Rudolf, che sorpresa
Ero partito molto prevenuto nei riguardi di Rudolf - Affaire Mayerling, il musical sulla controversa figura dell'erede degli Asburgo andato in scena per poco meno di un anno al Raimund Theater di Vienna (ha chiuso i battenti, sembra per scarsa affluenza di pubblico, proprio domenica scorsa).
Dicevo, ero partito prevenuto su questa opera di Frank Wildhorn ascoltando il cd "workshop" in inglese avuto non so neanche più come, e non mi era sembrato granché. Musiche forse un po' troppo scontate, melodiche fuori misura, e voci non troppo convincenti. Invece, guardando il dvd che mi sono regalato per Natale, mi sono ricreduto. L'allestimento è curatissimo - come del resto i VBW ci hanno abituato -, i protagonisti perfettamente in parte, l'orchestra sontuosa con orchestrazioni sontuose, non un attimo di calo di tensione. Insomma, un piccolo capolavoro, magari non indimenticabile come Rebecca o Elisabeth, ma che comunque avrebbe meritato una tenuta più lunga; anche perché la grande azienda dell'intrattenimento viennese ha dovuto correre velocemente ai ripari e metter su il "facile" blockbuster tedesco Ich war noch niemals in New York.
Di questo Rudolf mi sono piaciuti i due protagonisti, Drew Sarich nella parte principale e Lisa Antoni in quella di Mary Vetsera; il loro duetto "Something More" è davvero emozionante. Non amo particolarmente Uwe Kroeger, ma qui fa una parte da perfido - il conte Taffe, primo ministro - che la sua faccia luciferina esalta bene. Nel cast fanno parte le brave Wietske Van Tongeren e Carin Filipcic, già graditissime conoscenze delle scene viennesi.
L'allestimento non è colossale come in Rebecca, ma è molto evocativo con pochi elementi scenici; anche qui la fa da padrone la grande pedana girevole del Raimund e un suggestivo skyline viennese, oltre il "solito" bordello che chissà perché nelle produzioni austriache non manca mai.
Su youtube abbondano gli estratti video. Vi propongo il trailer ufficiale, con il rammarico di essermi perso questa bella produzione.
Dicevo, ero partito prevenuto su questa opera di Frank Wildhorn ascoltando il cd "workshop" in inglese avuto non so neanche più come, e non mi era sembrato granché. Musiche forse un po' troppo scontate, melodiche fuori misura, e voci non troppo convincenti. Invece, guardando il dvd che mi sono regalato per Natale, mi sono ricreduto. L'allestimento è curatissimo - come del resto i VBW ci hanno abituato -, i protagonisti perfettamente in parte, l'orchestra sontuosa con orchestrazioni sontuose, non un attimo di calo di tensione. Insomma, un piccolo capolavoro, magari non indimenticabile come Rebecca o Elisabeth, ma che comunque avrebbe meritato una tenuta più lunga; anche perché la grande azienda dell'intrattenimento viennese ha dovuto correre velocemente ai ripari e metter su il "facile" blockbuster tedesco Ich war noch niemals in New York.
Di questo Rudolf mi sono piaciuti i due protagonisti, Drew Sarich nella parte principale e Lisa Antoni in quella di Mary Vetsera; il loro duetto "Something More" è davvero emozionante. Non amo particolarmente Uwe Kroeger, ma qui fa una parte da perfido - il conte Taffe, primo ministro - che la sua faccia luciferina esalta bene. Nel cast fanno parte le brave Wietske Van Tongeren e Carin Filipcic, già graditissime conoscenze delle scene viennesi.
L'allestimento non è colossale come in Rebecca, ma è molto evocativo con pochi elementi scenici; anche qui la fa da padrone la grande pedana girevole del Raimund e un suggestivo skyline viennese, oltre il "solito" bordello che chissà perché nelle produzioni austriache non manca mai.
Su youtube abbondano gli estratti video. Vi propongo il trailer ufficiale, con il rammarico di essermi perso questa bella produzione.
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